la disavventura

Casa vacanze fantasma, famiglia truffata

I trentini avevano pagato una caparra di 300 euro per una settimana a Jesolo ma l’appartamento era solo virtuale



TRENTO. La vacanza tanto attesa, certo per riposare ma anche per lasciarsi alle spalle, almeno per una settimana il tempo autunnale di questa strana estate trentina, è diventata una cocente delusione. Non solo per i 300 euro buttati al vento ma anche per la rabbia di aver fatto bagagli e viaggio per poi dover fare marcia indietro. La ragione? L’appartamento scelto con cura su internet e in parte pagato, in realtà non esisteva: erano rimasti vittima di una truffa. Truffa che è stata raccontata alla polizia postale che si è messa al lavoro arrivando ad un sessantenne di Bassano del Grappa che è stato denunciato.

Ma partiamo dall’inizio per ricostruire questa disavventura che può essere un insegnamento per tutti. Allora all’inizio dell’estate la famiglia di Trento inizia a cercare un appartamento a affittare per una settimana al mare. Cercando arrivano sulla piattaforma subito.it e lì individuano quello che potrebbe andare bene per loro. Un appartamento con 4 camere, di 120 metri quadri, vicino al mare. Il tutto per un costo di 670 euro per sette giorni. Ci pensano qualche giorno e quindi decidono di bloccarlo. Contattano, via mail, l’uomo che ha messo l’annuncio e si accordano. Per fermare l’appartamento è sufficiente una caparra di 300 euro ad depositare su un conto corrente di cui l’uomo fornisce l’iban.

Arriva quindi il primo giorno di vacanza e la famiglia si presenta in via Padova a Jesolo al civico che avevano come riferimento. E lì la doccia fredda: della casa promessa e parzialmente pagata non c’è traccia. E al numero di cellulare che era stato fornito da chi aveva messo l’annuncio non risponde nessuno. Di più, il telefono è spento e così resterà anche nei giorni successivi.

Ripresi i bagagli, la famiglia saluta Jesolo e tornata a Trento si rivolge alla polizia postale. Usando il codice iban, gli investigatori arrivano ad una banca e tramite il direttore viene convocato l’intestatario. Che si scoprirà era ignaro del fatto che il denunciato (suo famigliare) usasse il conto per farsi accreditare le caparre. Dallo storico si è scoperto che sul conto sono arrivati - e quindi di volta in volta prelevati - 5.700 euro: i trentini non sono stati gli unici a cadere nel tranello. Il consiglio che arriva dalla polizia è quello di avere molta attenzione negli acquisti on line e di cercare di incontrare di viso chi propone una casa in affitto ma pure un cellulare ad un prezzo invitante. Un po’ di prudenza può evitare delle brutte sorprese. E di buttar via del denaro. (m.d.)













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