Cambia sesso, all’anagrafe diventa la seconda madre 

Un’imprenditrice trentina ottiene dal Tribunale che sia registrato il nuovo stato anche sull’atto di nascita dei figli. L’avvocato Schuster: «Cade un altro tabù»



TRENTO. Lei è una dirigente di un’azienda trentina, che per questioni di non riconoscibilità chiamiamo Antonia. È sulla cinquantina ed ha aspettato che i suoi figli diventassero maggiorenni per chiedere il cambio di sesso ufficiale. Non solo per poter confrontarsi con loro, senza la necessità di essere rappresentati dall’altro genitore, ma anche perché la signora in questione ha chiesto che il cambio di sesso non solo venisse ratificata dal giudice, ma perché all’anagrafe risultasse il suo nuovo stato anche sugli atti di nascita dei figli. Figli che ora avranno due genitori di sesso femminile. «Non è stato facile - commenta Antonia - ma hanno capito l’importanza che aveva per me comparire con la nuova identità e lo hanno accettato».

È la prima volta in Italia che il cambio di sesso di un genitore viene riportato anche sul certificato di nascita dei figli. Ad assistere Antonia, l’avvocato Alexander Schuster, che della battaglia dei diritti, ed in particolare sulle unioni civili e sul biotestamento, ha fatto il tratto distintivo della sua carriera.

«La vera novità è che per la prima volta - spiega Schuster- la sentenza del tribunale di Trento non si “limita” a disporre che il sesso da maschile a femminile sia rettificato nel registrato di stato civile, ma anche sugli atti di nascita dei figli. La legge dell’82 che sancisce la rettificazione del cambio di sesso scioglieva contestualmente il matrimonio, ma non prevedeva che si potesse instaurare un’unione civile e tanto meno, che l’atto del cambio di sesso, comportasse per i figli l’aggiornamento degli atti di nascita, ritrovandosi con due padri o due madri».

La sentenza da parte del giudice Roberto Beghini risale a marzo ed è diventata definitiva il 1° maggio. Nell’accogliere la domanda di rettifica del sesso di Antonio in Antonia, il giudice ordina all’ufficiale di stato civile che risulti sui registri il nome al femminile. La sentenza prevede anche lo scioglimento del matrimonio, perché i due interessati hanno escluso di voler instaurare tra loro un’unione civile.

Potrebbe però succedere che i coniugi, se manifestassero ancora il desiderio di continuare la relazione, possano convertire il matrimonio in unione civile.

«Una volta - commenta l’avvocato Schuster - era inconcepibile pensare che potesse esserci un unione con persone dello stesso sesso e, a maggior ragione, che i figli avessero due madri o due padri. Si preferiva perciò tollerare che la persona in questione avesse contemporaneamente due identità nel registro di stato civile». Ora, inseguito alla sentenza, l’anagrafe ha chiesto parere all’Avvocatura dello Stato di Trento e al commissariato di Trento un parere, visto che non era mai successo prima, è quest’ultimo, che è supervisore dello stato civile ha dato parere positivo. Schuster aggiunge che la sentenza è un segno dell’evoluzione del diritto di famiglia: «Oggi due madri o due padri vengono già registrati all’anagrafe in altre situazioni: perché si recepiscono certificati fatti all’estero o, nelle adozioni, o per i riconoscimenti alla nascita come quelli inaugurati a Torino. Così è caduto anche questo tabù».

Va sottolineato che in Italia «la rettifica» anagrafica del sesso è un atto amministrativo con il quale viene modificato il sesso all’anagrafe di un individuo e lo si può fare solo dopo che lo ha autorizzato la sentenza di un tribunale. (sa.m.)













Scuola & Ricerca

In primo piano