Calunnia contro i vigili, condannati madre e figlio

Dopo una multa per guida con il telefonino, i due hanno accusato gli agenti d’essersi inventati tutto, ma sono finiti a processo. Per loro 3 anni e 2 mesi



TRENTO. Può costare caro querelare - a quanto pare senza ragione visto che è finita la vicenda - due vigili urbani dopo essere stati multati perchè trovati alla guida di un’auto col telefonino all’orecchio. A due trentini, madre e figlio, in particolare, la denuncia è valsa una condanna pesante: tre anni e due mesi per calunnia, più il pagamento delle spese processuali.

Calunnia in concorso, questo è il reato a cui hanno dovuto rispondere in tribunale a Belluno Emiliana Pedron, 57enne di Mezzocorona, e il figlio Vania Franceschini, 36enne di Trento.

I fatti di cui erano accusati prendono origine da un controllo che i vigili urbani del comune di Trichiana fecero al veicolo dei due. L’auto - stando al verbale - era stata fatta fermare perché il conducente era stato visto dagli agenti mentre guidava con una mano e tenedono con l’altra il cellulare all’orecchio. Un comportamento assolutamente vietato dal codice della strada e che ha portato ad una multa. La vicenda finisce anche davanti al giudice di pace in un’udienza durante la quale madre e figlio non si sarebbero mai presentati. Ma non è finita qui. Ci sarebbe stata una querela dei due nei confronti dei vigili nella quale veniva di fatto contestato la veridicità di quanto asserito nel verbale steso dagli agenti. E così si è finiti in tribunale. E qui sarebbe stato provato da una parte che il figlio stava telefondando e guidando al tempo stesso e che la madre non era nella macchina.

Provato, dunque, che la pattuglia dei due vigili urbani aveva rilevato le violazioni così come era avvenute, è scattata la denuncia nei confronti di Pedron e Franceschini per concorso in calunnia, avendo fornito delle accuse che poi si sono rilevate false nei confronti della Municipale.

Il giudice Antonella Coniglio nella sua decisione non ha concesso ai due nemmeno le attenuanti generiche: «Perché non meritevoli, vista la condotta avuta», ha motivato nell’ordinanza letta in aula contestualmente alla sentenza. Il giudice ha quindi insistito sul fatto che i due imputati non hanno mai reso interrogatorio, che per loro si sono dovuti acquisire i soli verbali e che non si sono mai presentati in aula. La querela sarebbe stata inoltre presentata al solo scopo di far iscrivere i vigili come indagati: «Una grave condotta» ha chiosato infine il giudice Coniglio.

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