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Bus, finisce un’era: addio al deposito dei Solteri

Fu inaugurato nel 1955. Il ricordo di Francesco Concin e Danilo Pederzolli: «Quando il ritmo lo davano gli operai che trasportavamo. Eravamo un famiglia»


di Daniele Peretti


TRENTO. Il prossimo 21 novembre Trentino Trasporti trasferirà definitivamente il deposito dei mezzi urbani dalla storica sede di via Marconi ai Solteri, in via Innsbruck. Trento perde un altro pezzo della propria storia produttiva-industriale della quale rimangono ormai solo i ricordi. Inaugurato nel 1955, quando la storica Atesina lasciò il deposito di via San Martino, ha contrassegnato tutti i cambiamenti della città. «Allora - ricorda Francesco Concin oggi in pensione dopo trent' anni d'azienda - a dare i ritmi del nostro lavoro erano i turni delle industrie come Ignis, Clevite, Michelin e Sloi per le quali andavamo a prendere gli operai nei paesi per portarli sul posto di lavoro. Si doveva iniziare a lavorare almeno un'ora prima della partenza nei vari paesi e spesso i nostri turni erano dalle 6 alle 19 con 52 riposi, il doppio riposo è stata una conquista sindacale del 1978!»

Il deposito di via Marconi praticamente non chiudeva mai: gli ultimi mezzi entravano alle 23; fino alle 4 venivano puliti gli autobus ed alle 5,30 le prime partenza rapportate al cambio turno dell'Ignis. Il ricordo di Concin riporta anche alla realtà di com'era, quello che oggi è uno dei quartieri più popolati di Trento: «Attorno? Praticamente solo campagna se escludiamo il bar Iris dove allora si mangiava un panino col bianco perché non c'erano i controlli e di fronte, il supermercato Scoz dove si andava a fare la spesa per il pranzo. Dove adesso c'è l'Obi, allora c'era la concessionaria Rodenghi-OM.

E la mensa? «In quegli anni non c’era, solo una sala al piano interrato con la possibilità di scaldare a bagnomaria quello che si portava da casa.» Nel 1974 tutta l'attività dell'Atesina faceva riferimento al fabbricato di via Marconi: il servizio urbano e extra urbano, i mezzi a noleggio, l'officina, il magazzino, la carrozzeria e la parte amministrativa. Un altro cambiamento arrivò nel 1974 quando l'Atesina inglobò le imprese private - Ballerin, Capello, Borgato, Peterlini e Degasperi- che garantivano il servizio periferico arrivando così ad un sostanziale monopolio del servizio di trasporto.

«Cosa le devo dire: in quegli anni con tutti i giorni lavorativi, per il servizio urbano eravamo in 90 autisti. Oggi sono 250 ed allora bastavano anche tre dirigenti». Danilo Pederzolli ricorda con nostalgia di quando l'Atesina era come una famiglia: «Con l'alluvione del 1966 furono gli autisti a mettere in salvo i mezzi, lasciando le loro famiglie per andare in via Marconi a spostare gli autobus. Con la nevicata straordinaria del 1985, traffico bloccato ma tutti sui tetti a spalare la neve. Agli inizi degli anni '90 lo sciopero selvaggio in blocco. Eravamo tutti uniti, sempre.» Pederzolli fa anche un confronto tra la costruzione di via Marconi ed il cavalcavia recentemente crollato a Lecco: «A fare la differenza è la qualità della struttura che se progettata bene non può sfondarsi come è successo in Lombardia. All'interno del deposito ci sono nove colonne in doppia e non può nemmeno immaginare i colpi che hanno preso dagli autobus in retromarcia. Non è mai successo nulla il che vuol dire che la progettazione e la realizzazione era stata fatta a regola d'arte.» Ricordi, momenti di vita che la pensione non ha cancellato e che riaffiorano oggi, quando tutto sta per essere cancellato. «Quando accompagnavo all'Obi mio nipote gli potevo dire con orgoglio: “Guarda, è lì che il nonno ha lavorato per trent'anni e magari in quel momento passava anche un mezzo”: dal mese prossimo sarà solo un fabbricato in demolizione».













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