«Buoni pasto, lontani da condizioni accettabili» 

Maxi appalto, i dubbi dei ristoratori. In salita l’affidamento alla Day Ristoservice, che dovrà convincere 1.251 operatori. Peterlana (Fiepet): «A certi prezzi si mangia plastica»


Gianfranco Piccoli


Trento. Il servizio buoni pasto passa di mano, ma le perplessità delle associazioni di categoria restano immutate. Pur con sfumature diverse, Marco Fontanari (Associazione Ristoratori) e Massimiliano Peterlana (Fiepet Confesercenti) fanno capire che le condizioni che potrà applicare la Day Ristoservice, terza classificata nella gara d’appalto, non potranno soddisfare le richieste degli operatori, nonostante il ribasso praticato dalla società bolognese (7,73%) sia nettamente inferiore a quello della vincitrice, la Cir Food (oltre il 10%).

Strada in salita

Insomma, non è per niente scontato che la Day Ristoservice riesca a trovare l’accordo con 1.251 pubblici esercenti, numero minimo richiesto dal bando per attivare a tutti gli effetti il servizio. Proprio su questo scoglio (appena 951 adesioni) si era incagliata la Cir Food, motivo per il quale l’Apac ha revocato l’aggiudicazione (ma ora pende un ricorso al Tar) per poi rivolgersi alla terza classificata. Una vicenda dagli esiti incerti, anche dal punto di vista della tempistica: la Provincia si è cautelata, prorogando per sei mesi l’attuale servizio, scaduto il 30 settembre scorso.

«Condizioni inaccettabili»

«Da me la Day Ristoservice è già passata – spiega Marco Fontanari, titolare del ristorante Tema di Rovereto – è ho già risposto negativamente. La commissione che ci chiedono, pari al ribasso praticato per l’aggiudicazione del bando, è inaccettabile. So che qualcuno ha sottoscritto la convenzione, ma la maggior parte è schierata per il “no”. D’altra parte offrire un pasto a 6-7 euro è difficile». Eppure c’è chi accetta: «Molti lo fanno per non perdere quote di mercato e non perdere clientela. Naturalmente – aggiunge il presidente dei Ristoratori – ogni socio può comportarsi come meglio crede. Resta il rammarico per la una nostra piattaforma che anni fa aveva proposto Moresco, proprio per evitare il costo delle commissioni, e che – conclude - non ha avuto seguito».

«La Provincia ha voluto fare il gioco al ribasso, ma a certi prezzi si dà da mangiare plastica – è la riflessione di Massimiliano Peterlana – naufragata l’offerta della Cir Food, ora tocca alla Day Ristoservice. Ora vediamo se riusciranno a raccogliere sufficienti adesioni. Se così non fosse e si dovesse andare ad un nuovo bando, mi auguro che la Provincia questa volta ci coinvolga per un confronto». Il fronte del “no” è ampio, ma qualche scricchiolio c’è: «La sensazione è che non sarà facile arrivare al numero minimo di adesioni, ma è anche vero – conclude Peterlana – che ci sono attività che sopravvivono (è proprio il caso di dirlo) con i buoni pasto».

Le critiche della Cisl

Critico anche Giuseppe Pallanch, segretario generale della Funzione pubblica della Cisl: «Da mesi chiediamo un confronto con la Provincia, ma non si muove niente. In Alto Adige - evidenzia la Cisl Fp - sul tavolo c’è già il 4,8% di aumento oltre all'adeguamento generalizzato del buono pasto a 7 euro. Qui in Trentino tutto è fermo al 2009. In questo modo si danneggiano i consumatori, ma anche gli esercizi». Il comparto ristorativo – sottolinea ancora la Cisl - è un settore che tra bar e ristoranti comprende circa 3.382 imprese e 36.611 collaboratori pari al 16% della forza lavoro totale nella provincia. «È urgente - conclude Pallanch - sedersi intorno a un tavolo per trovare una soluzione che possa mettere delle regole e difenda la possibilità ai lavoratori di poter usufruire di un buono pasto aggiornato ai tempi attuali. Le nostre sono critiche costruttive e non riusciamo a capire le porte chiuse della Provincia».













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