«Buco Tosolini», via libera al cantiere 

Ultimi passaggi per poter procedere con il progetto che prevede alloggi, uffici e negozi nell’area abbandonata da anni


di Sandra Mattei


TRENTO. Massimo due settimane e per il buco Tosolini, l’area rimasta inedificata per ben 25 anni, dovrebbe aprirsi la prospettiva di avviare a breve il cantiere.

Lo annuncia l’assessore all’urbanistica e vicesindaco Paolo Biasioli, che riferisce di avere incontrato i vertici della società Habitat, il cui titolare è Pietro Tosolini. «Mi hanno riferito che a giorni presenteranno la richiesta di concessione edilizia. Avrebbero dovuto farlo entro l’anno, ma erano ancora in attesa degli ultimi pareri. Mancava il nulla osta per lo smaltimento delle acque bianche e nere, che deve arrivare da Novareti, la società che gestisce la rete per Dolomiti energia. Superato anche questo scoglio, dovrebbe essere tutto a posto per ottenere la concessione edilizia. L’ultimo passaggio, in commissione edilizia, è solo un parere tecnico». Una vicenda, quella del cosiddetto buco Tosolini, che è stata caratterizzata da duelli giudiziari tra il Comune e l’imprenditore bolzanino, per via di destinazioni d’uso prima (quando era sindaco Dellai, e poi per il mancato accordo tra l’area che il privato avrebbe dovuto cedere all’ente pubblico per edificare in aree di riqualificazione urbana). Una pace arrivata infine nel 2005, quando, l’allora assessore all’urbanistica Alessandro Andreatta concordò l’indice di edificabilità di 5 metri cubi su metro quadrato (in tutto 31 mila metri cubi), per costruire case, uffici e negozi (almeno il 51% dello spazio sarà occupato da alloggi). Intanto, attorno al buco, è cambiata la geografia, con la ristrutturazione delle scuole Crispi, il trasloco della casa di riposo civica e la trasformazione della Apsp de Tschiderer.

Un'area strategica, adesso che è avviato il progetto Open Lab grazie ai finanziamenti del governo per zone con problemi di degrado, come è successo dopo la chiusura della mensa universitaria e dell'ex casa di riposo, ed è stato assicurato per la sua riqualificazione un importo di 18 milioni di euro (dei 41 previsti per tutto l'intervento): anche il progetto della società Habitat ne potrà godere la spinta propulsiva. Il 18 dicembre il sindaco Andreatta ha firmato a Roma l’atto con cui di sblocca il finanziamento di 18 milioni. Ora c’è tempo 60 giorni per presentare i progetti definitivi e per avere il finanziamento anticipato del 20 per cento della somma. Il progetto “Santa Chiara Open Lab”, curato dal Servizio Attività Edilizia del Comune, è diviso in otto moduli, diversi tra loro per durata e importi.

Nei mesi scorsi era comparsa la gru, un primo segnale che su quella voragine qualcosa si stava muovendo. Pietro Tosolini, aveva dichiarato: «Abbiamo firmato la convenzione sugli oneri di urbanizzazione e presentato il progetto. Nel frattempo dobbiamo demolire quanto costruito in passato, i solai che non sono più a norma.

Ma che aspetto assumerà l'area di seimila metri quadrati? Sono previsti due edifici di quattro piani con funzioni distinte: il primo su via Piave sarà residenziale, con balconi affacciati sul parco. Mentre il secondo edificio su via San Giovanni Bosco avrà funzioni legate al terziario, sempre su quattro piani e negozi sul fronte strada. Tra un edificio e l'altro ci sarà un'area verde, in parte riservata ai residenti ed in parte pubblica.















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