Borgonovo Re: decidono gli elettori a chi dar fiducia

Le reazioni all’appoggio di Pacher a Olivi. Zeni: «Basta con la retorica della continuità, il Pd non tema il confronto». Ma l’appello all’unità di Dorigatti si arena


di Chiara Bert


TRENTO. «Sosteniamo tutti il capolista Olivi e cominciamo a chiudere le ferite post-primarie», è stato l'appello lanciato dal presidente della Provincia Alberto Pacher al Pd. Un'intervista, quella di ieri al Trentino, che nel partito ha creato più di una fibrillazione. Non ha fatto nomi, Pacher, ma nelle sue parole è riecheggiato più volte un appello alla collegialità e a uno spirito di governo che lasci da parte individualismi e distinguo. Quasi un richiamo a quell'ala del partito che in questi anni ha spesso criticato l'azione della giunta. «Il Pd non può avere paura del confronto, l'apertura e la partecipazione sono il metodo che ci siamo dati fin dalla nascita», incalza in risposta a Pacher Luca Zeni, il capogruppo provinciale che in questi mesi è stato il diretto antagonista di Olivi. «Questo non è conflitto, è confronto dialettico che ci permette di trovare le soluzioni migliori». E guardando alla vita del consiglio di questi 5 anni, rivendica: «Il gruppo Pd è stato il più produttivo, di stimolo. Non certo soldatini, ma abbiamo garantito la governabilità e abbiamo sempre trovato una mediazione». Poi critica quella che chiama la «retorica della continuità, che confonde i fini con i mezzi»: «Il fine è condiviso, ma gli strumenti per raggiungerlo cambiano perchè cambia il mondo e soluzioni che andavano bene 10 o 5 anni fa non è detto che vadano bene oggi. Dobbiamo per esempio migliorare la capacità di investimento, tagliando gli investimenti non produttivi, e capire come sostituire con nuove idee le entrate che verranno a mancare, queste sono le sfide su cui serve una dialettica tra sensibilità diverse e il Pd non può temerlo. Sul capitolo capolista Zeni : «La priorità è un Pd forte che traina la coalizione, siamo in un sistema con le preferenze. Ho visto una campagna intensa che ci ha permesso un confronto forte con i cittadini e tra candidati».

Sul tema insiste anche Donata Borgonovo Re, che rispedisce al mittente l’appello di Pacher per Olivi: «Stiamo facendo una campagna elettorale severa, in cui dobbiamo battere il partito più insidioso, l’astensionismo. Lavoriamo spesso in compagnia di altri candidati, talvolta in solitudine, per portare voti al Pd e al suo progetto di Trentino aperto, innovativo, partecipato. E poiché le idee camminano sulle gambe delle persone, saranno poi gli elettori a dare il loro voto, e dunque la loro fiducia, ai candidati che sentiranno meglio capaci di rappresentare questo progetto dentro le istituzioni. Da sempre il Pd si caratterizza per la sua pluralità di sensibilità, questa è la nostra forza, non certo la nostra debolezza».

Fa il pompiere il coordinatore Italo Gilmozzi: «Non ho letto le affermazioni di Pacher contro qualcuno, ma a favore dell’unità del partito e della condivisione delle scelte. Un invito che rilancio. Perché è vero che c’è spazio per tutte le sensibilità, ma purché tutti si ritrovino nel programma di coalizione». Quanto al capolista, «si può non condividere la scelta ma l’assemblea lo ha votato quasi all’unanimità ed è giusto che il partito lo appoggi». Ma a dare il polso della situazione nel Pd è l’iniziativa di Bruno Dorigatti: «Oggi - avverte il presidente del consiglio - è il momento dell'unità, non dei litigi. Davanti a un avversario che si è svelato come un demagogo che vuole riportare indietro il Trentino, il centrosinistra e il Pd devono mostrarsi compatti. Faccio mie le parole di Pacher: per questo ho provato a lanciare un appello unitario, che però si è arenato nei distinguo. Ma non facciamoci rovinare dai personalismi: il Trentino ha bisogno di una coalizione responsabile e coesa, ne va del nostro futuro».

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