Azienda nonesa patteggia per la frode del burro

L’etichetta indicava un prodotto di prima scelta ma derivava dal siero di latte L’immagine era un paesaggio montano, la materia prima di Napoli e estera



TRENTO. L’azienda si è messa subito in regola, modificando etichette e schede produttive, ma il suo rappresentante legale è stato costretto a ricorrere al patteggiamento per “chiudere” la vicenda giudiziaria. La pena concordata - va detto - è stata comunque modica: 40 giorni e 10 mila euro di multa.

Il “caso” era emerso l’estate scorsa. Le etichette di 36 confezioni poste in vendita promettevano burro di prima scelta, di panna centrifugata, e le immagini evocavano pascoli di montagna. Invece, le analisi dei carabinieri del Nas avevano dimostrato che si trattava di panna fatta con il siero e proveniente dal Sud Italia e dall'estero. Non aveva quindi niente a che fare con i pascoli di montagna. Per questo il legale rappresentante di un'azienda privata della Val di Non che produce burro e lo vende in tutta Italia anche a grandi catene di supermercati era stato indagato per il reato di frode in commercio.

Secondo l'ipotesi della pm Maria Colpani l'azienda avrebbe tratto in inganno i consumatori sulla natura e la qualità del burro. La ditta produce svariate linee di burro che viene venduto con molte etichette. In molte di queste c'è l'indicazione: burro da panna fresca di centrifuga, burro da panna di affioramento, burro da crema di latte. In realtà, però, i carabinieri del Nas di Trento, dopo un controllo eseguito nel gennaio 2016, avrebbero accertato che l'azienda acquistava il burro dall'estero e, in un caso, da Napoli. In quest'ultimo caso, il burro non era neanche tracciato e, quindi, non si sapeva da dove venisse. Negli altri casi, le analisi del Nas e i documenti di accompagnamento avevano dimostrato che il burro non era per niente di prima scelta e fatto con panna fresca, ma con il siero.

Di fatto si tratterebbe di burro di minore qualità. Il burro di siero di latte si ottiene separando la panna dal siero. A differenza del burro ordinario, prodotto con latte fresco, il grasso contenuto nel burro di siero subisce il trattamento iniziale della produzione casearia. Per questo motivo la pm Colpani aveva chiesto al gip, ottenendolo, il sequestro della linea produttiva del burrificio e del magazzino. In seguito però, come detto, l'azienda si era messa in regola correggendo le etichette “incriminate”. Per questo motivo la linea produttiva, che era quasi totalmente di confezionamento di prodotto all'estero, era stata dissequestrata così come gran parte del magazzino, mano a mano che l'azienda confezionava il prodotto con le etichette corrette.













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