l'inchiesta

Autotrasporti, blitz della Finanza

Le Fiamme gialle hanno fatto visita a numerose aziende della Valsugana che hanno delocalizzato nell’Europa dell’est



TRENTO. In gergo tecnico si chiama esterovestizione, in termini concreti significa che imprenditori italiani costituiscono società all’estero, in genere in paesi dal regime contributivo più favorevole al nostro, per non pagare le tasse in Italia. Esterovestizione è il nome di uno degli incubi più diffusi tra gli imprenditori. L’incubo anche dei titolari delle quattro imprese di autotrasporti che giovedì hanno ricevuto la visita delle Fiamme gialle. Si tratta di società che, come molte altre nel settore, hanno delocalizzato nei paesi dell’est Europa, in particolare in Slovacchia. Alcune di queste società hanno delle controllate a Bratislava dove, ovviamente, pagano le tasse con un regime fiscale più favorevole. La Finanza intende verificare se si tratta di esterovestizione, ovvero se le società che hanno sede in Slovacchia siano controllate in tutto e per tutto dall’Italia. In questo caso, si integrerebbe l’ipotesi di evasione fiscale dal momento che gli utili andrebbero dichiarati nel nostro paese. Da qui l’inchiesta della Procura di Trento.

I finanzieri durante le visite nelle aziende di autotrasporti della Valsugana hanno acquisito numerosi documenti sulle società straniere. Si vuol verificare se le società costituite all’estero sono delle scatole vuote o se abbiano una propria operatività e un’indipendenza amministrativa rispetto alle sorelle maggiori che hanno sede in Italia.

Altro capitolo che le Fiamme gialle stanno controllando è quello dell’inquadramento degli autisti. Nel settore degli autotrasporti, infatti, spesso le aziende hanno delocalizzato all’est e hanno inquadrato gli autisti con contratti registrati all’estro. In questo modo hanno potuto beneficiare di un costo del lavoro enormemente più basso rispetto a quello italiano. Si vuol verificare, quindi, se gli autisti con contratto di lavoro straniero lavoravano all’estro oppure se di fatto lavoravano in Italia. In questo caso, potrebbero concretizzarsi anche reati di evasioni contributiva e non solo fiscale. In ogni caso, la contabilità delle aziende di trasporto visitate dalla Finanza adesso viene sottoposta a un vaglio molto attento. Gli imprenditori del settore tremano. Infatti sono molti quelli che, al culmine della crisi, hanno ridotto la struttura in Italia per delocalizzarla nei paesi dell’est Europa dove il costo del lavoro è molto ridotto rispetto a quello italiano e dove le tasse sono molto più basse. Adesso le Fiamme gialle dovranno dire se era tutto in regola oppure se si è trattato di manovre per sottrarsi al fisco italiano.













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