Attentato incendiario nella caserma di Roveré 

Presi di mira una decina di mezzi civili tra camion, betoniere e due cingolati Per ora nessuna rivendicazione. La Procura apre un'indagine per terrorismo


di Luca Marognoli


ROVERÈ DELLA LUNA. È di condotte con finalità di terrorismo il reato ipotizzato dalla Procura di Trento nei confronti degli ignoti attentatori che, nella notte fra sabato e ieri, hanno dato fuoco ad alcuni mezzi militari che si trovavano all’interno della caserma di Roveré della Luna, al confine con Salorno.

Una struttura nota alle cronache per essere stata inserita, nel gennaio scorso, nella mappa dei nuovi centri di identificazione ed espulsione stilata dal Ministero dell’Interno guidato da Marco Minniti. Anche per questo i carabinieri del Reparto operativo della Compagnia di Trento, incaricati delle indagini dalla Procura distrettuale di Trento, pur non essendoci state ancora rivendicazioni, hanno orientato i loro sospetti verso l’ambiente antagonista e anarchico. L’attentato sarebbe solo l’ultimo di una lunga serie, che ha visto una recrudescenza nelle ultime settimane, raggiungendo il culmine con i sabotaggi sulle linee ferroviarie del Brennero, di Trento-Malè e Valsugana alla vigilia dell’Adunata degli alpini e proseguita anche di recente con il ritrovamento, giovedì a Trento, di tre bombe molotov inesplose abbandonate in una borsa di tela su una panchina a pochi passi dal Duomo.

Questa volta è stato preso di mira un obbiettivo militare, una base logistica del Secondo Reggimento Genio di Trento, dov’erano parcheggiati - sotto un capannone - alcuni mezzi di proprietà dell’Esercito ma convertiti ad un impiego civile. Una decina i veicoli danneggiati da un rogo appiccato poco prima delle 2 di notte. Completamente distrutta dalle fiamme una betoniera, probabilmente il mezzo raggiunto per primo dalle fiamme, mentre altri veicoli - anch’essi adibiti ad un utilizzo edile - hanno subito danni da calore, giudicati riparabili. Tra questi anche due cingolati Leopard, uno corredato da una ruspa e l’altro impiegato per scavare pozzi, un paio di autocarri con gru e una macchina per l’asfaltatura delle strade.

Le conseguenze per i veicoli sarebbero state molto più gravi se non fossero intervenuti i militari di guardia, in servizio presso la caserma, che hanno impedito che il fuoco divorasse l’intero parco mezzi custodito sotto la tettoia. In breve tempo sono arrivati i rinforzi: sul posto per primi i vigili del fuoco di Roveré della Luna guidati dal comandante Giuseppe Kaswalder: «Con noi c’erano i corpi di Salorno e Mezzocorona», spiega. «In tutto una trentina di uomini con diverse autobotti e pick-up. Abbiamo spento l’incendio in una decina di minuti. Non abbiamo trovato taniche o altri segni di innesco. La zona è stata poi isolata con dei nastri».

Da Trento sono state fatte convergere a Roveré alcune pattuglie dei carabinieri per avviare le indagini sull’attentato. L’incendio è stato appiccato con del liquido infiammabile, quasi completamente consumato nella combustione. I militari hanno tuttavia ricercato delle tracce nei reperti presenti, inviandone alcuni al Ris di Parma per un’analisi dettagliata. Il tipo di liquido potrebbe aiutare a risalire agli autori, ma si attingerà anche ad altri elementi potenzialmente utili come la presenza di eventuali filmati di telecamere di sorveglianza e l’analisi delle celle telefoniche che potrebbero avere agganciato cellulari “sospetti”.

Non c’è stata finora alcuna rivendicazione, ma gli investigatori non nascondono che la matrice anarchica è quella più probabile. Naturalmente però non si esclude alcuna pista.

Si presume che ad agire siano stati più elementi, penetrati nella caserma dopo avere scavalcato uno dei muri sormontati da filo spinato a protezione del sito.

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