Assenteista all’Università condannata a risarcire

La dipendente aveva presentato 24 certificati di malattia falsi: verserà 827 euro La Corte dei Conti riconosce il danno erariale, ma non di immagine per l’ateneo


di Luca Marognoli


TRENTO. Dopo il provvedimento disciplinare e la condanna penale è arrivata anche la sentenza che la obbliga a risarcire l'ex datore di lavoro con 827 euro per la dipendente assenteista dell'Università di Trento. A pronunciarla la Corte dei Conti, che ha riconosciuto la responsabilità amministrativa della donna, una cinquantenne trentina, sulla base del danno erariale che avrebbe commesso violando i propri obblighi di servizio. Non è stata invece accolta la domanda di risarcimento del danno all'immagine dell'ateneo avanzata dalla procura.

I fatti risalgono al periodo compreso tra l'ottobre del 2005 e il marzo del 2007. L'accusa si basava su falsi certificati medici e schede di rilevazione di presenza alterate. I primi erano in totale 24, relativi a varie date: 8 a firma del medico curante e contenenti la documentazione dello stato di malattia, altri 16 a firma di un professionista con studio a Verona. Le false attestazioni di presenza invece erano solo due (a fine marzo e metà aprile), entrambe presentate senza la timbratura della tessera personale, pur essendo stata la dipendente presente nel proprio ufficio. Nell'aprile del 2008 il giudice dell'udienza preliminare aveva condannato la donna a 1 anno e 20 giorni di reclusione per i reati di falso e truffa ai danni dell'Università, oltre alla rifusione delle spese processuali in favore dell'ateneo, che si era costituito parte civile, per 850 euro. L'interessata si era difesa con forza sostenendo di essersi allontanata “per motivi personali” respingendo l'accusa di essere un'assenteista ma non riuscendo a convincere il giudice Marco La Ganga. Nella fase del giudizio penale, l'amministrazione aveva sospeso l'impiegata dal servizio, riducendole del 50% lo stipendio, ma dopo il passaggio in giudicato della sentenza il provvedimento disciplinare era stato archiviato per dimissioni volontarie della stessa dipendente.

La procura aveva quindi invitato la Corte dei Conti a citare la dipendente dell'Università per responsabilità amministrativa circa “l'ingiustificata assenza dal luogo di lavoro”. L'importo delle retribuzioni che la cinquantenne avrebbe percepito era stato stimato in 1.421 euro, ma una parte della somma è stata ritenuta restituita mediante recuperi effettuati dall'Università anche con la riduzione dello stipendio. Riconosciuta infine la tesi dell'avvocato difensore Stefano Giampietro sulla richiesta del danno d'immagine, non accolta in quanto i fatti risalivano ad un periodo antecedente all'entrata in vigore della normativa in materia.

©RIPRODUZIONE RISERVATA













Scuola & Ricerca

In primo piano