giustizia

Assegni rubati e falsificati per truffare le assicurazioni

In tre condannati per associazione a delinquere: incassavano risarcimenti grazie a documenti contraffatti, aprendo e chiudendo conti correnti



TRENTO. Una serie di reati, quasi un mix di articoli del codice penale e ora le condanne (in primo grado) pesanti per tre campani. Tre anni di reclusione (ma dovranno pagare anche quasi 30 mila euro alle parti civili, delle assicurazioni) per le accuse di associazione a delinquere finalizzata al falso alla truffa e alla ricettazione. All’origine della vicenda ci sono dei furti, episodi di cui i tre non sono stati chiamati a rispondere perché messi in atto da altre persone.

Ma andiamo con ordine per ricostruire quello che poi è diventato un pesante capo d’imputazione. Dunque, il primo passo è il furto di assegni erogati da alcune compagnie di assicurazione a favore di persone che avevano diritto ad un risarcimento. Importi mediamente bassi, fra i 500 e i 1500 euro che venivano spediti al destinatario. Ma che venivano anche rubati e che sarebbero poi stati ricomprati (da qui l’accusa di ricettazione) dai tre imputati. Cose ne facevano degli assegni? Cambiavano nome del «destinatario». E quindi vi scrivevano nomi di fantasia. Un lavoro fatto molto bene come è stato appurato in aula tanto da trarre in inganno più di una banca. Ai nomi falsi presenti sugli assegni corrispondevano poi dei documenti altrettanto falsi. Carte d’identità, tessere sanitarie e quant’altro con intestatari fittizi che venivano presentanti agli sportelli delle banche di Trento per aprire conti correnti con cifre simboliche. Tipo 50 euro. E una volta aperto il conto, i tre tornavano per farci depositare gli assegni contraffatti. Dai 50 euro iniziali, il totale quindi cresceva, ma dopo alcuni depositi, arrivava la richiesta di prelievo per una cifra che era uguale a quanto depositato. I questo modo gli assegni venivano trasformati e diventavano denaro contante. Diversi gli episodi che la procura ha contestato ai tre in un periodo relativamente breve: una ventina di giorni nel giugno del 2015.

Con le denunce della assicurazioni sono quindi partiti una serie di controlli che hanno portato in prima battuta agli assegni e alle diverse identità fittizie. E poi ai tre (una donna e due uomini con un’età compresa fra i 27 e i 38 anni) che sono stati accusati di associazione a delinquere finalizzata al falso, alla truffa e alla ricettazione. E ieri i giudici del collegio di Trento hanno emesso il dispositivo di condanna di tutti e tre a 3 anni di reclusione e al risarcimento di quasi 30 mila euro.

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