Appello al Parco: «Dica no al bacino di Montagnoli»

In ottobre la marcia del Comitato Acqua Bene Comune, Sat, Mountain Wilderness Ora la lettera degli ambientalisti: «L’ente deve sostenere un turismo di qualità»


di Ettore Zini


GIUDICARIE. Sono una cinquantina di persone. Sabato 19 ottobre, aderendo all’iniziativa del Comitato Acqua Bene Comune delle Giudicarie, delle Sat di Storo e Pieve di Bono, con l'appoggio di Yaku, Mountain Wilderness e del Gruppo di Acquisto Solidale “La formica”, si sono inerpicati, da Campo Carlo Magno, fino allo Spinale.

Da lì sono scesi fino a Montagnoli, dove le Funivie di Madonna di Campiglio vorrebbero costruire un bacino per stoccare circa 200.000 metri cubi d'acqua per farne neve artificiale. Ora hanno stilato una lettera aperta alla giunta del Parco Adamello Brenta. Dove esprimono le loro perplessità, sia per i paventati interventi nell’area di Serodoli, che per il bacino al servizio degli impianti sciistici di Campiglio. Chiedono di non concedere le deroghe richieste. «Salendo da Campo Carlo Magno - scrivono - abbiamo visto le ferite inferte alla montagna da impianti e piste da sci. Arrivando allo Spinale, si è presentato ai nostri occhi uno spettacolo meraviglioso, cime innevate tutt'attorno: Presanella, Carè Alto, Tosa, Castelletto. Il nostro sguardo si è fermato su Serodoli. Possibile che si pensi davvero all'ipotesi di costruire piste anche lì? Per favore, assicurateci che il Parco non darà mai il via libera ad un simile progetto!». E continuano: «Dallo Spinale, siamo scesi a Montagnoli, arrivando dove è previsto un bacino per produrre neve artificiale. Metà di questo enorme invaso ricade nel territorio del Parco, nella zona C, in cui, stando alle Norme di attuazione del Piano del Parco, è vietata la realizzazione di bacini di accumulo idrico a cielo aperto, ai fini dell’innevamento». I motivi per cui il Parco non dovrebbe cedere alla realizzazione di questi progetti? Prima di tutto il modello di sviluppo che sta caratterizzando l'alta Val Rendena. «Si punta quasi esclusivamente sui grandi numeri - scrivono - e si spreme al massimo l'ambiente per ricavarne un profitto immediato. Ma il Parco dovrebbe avere il coraggio di andare verso un turismo qualità». Poi, l'acqua. «E’ un bene comune e va protetto. In più, non abbiamo visto approfonditi studi che rassicurino sul fatto che il Sarca di Nambino non sarà compromesso dai ripetuti ed ingenti prelievi d'acqua, specie nella stagione invernale, quando il torrente è in magra». Infine, il territorio: «Non tornerà mai più come prima, l'impatto sull'ambiente della costruzione del bacino sarà fortissimo. Le Dolomiti di Brenta sono state riconosciute dall'Unesco “Patrimonio dell'Umanità”. Ed è nostra responsabilità salvaguardarle». Per questi motivi, concludono, la realizzazione di simili progetti, nel territorio del Parco, striderebbe profondamente con gli obiettivi di un Ente che lavora per la “tutela dell’ambiente e della biodiversità”.

Com’è noto, la giunta provinciale ha dato l’ok al bacino di Montagnoli, dopo che tecnici ambientali e naturalistici del Museo di scienze avevano concluso che questa è la soluzione meno impattante per il bacino di stoccaggio della neve artificiale, rispetto a quello avanzata dall’ex consigliere Bombarda che aveva ipotizzato quella del lago Ritorto.













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