Appalti all’università: Maffei a giudizio 

La citazione da parte della Procura della Corte dei Conti: «Nell’ufficio dell’ex dirigente tecnici messi da parte e “sostituiti”»



TRENTO. Inutilizzati e soggetti a mobbing, quando invece avrebbero potuto e dovuto operare per l’ Università dalla quale dipendevano. Non solo appalti frazionati, all’interno dell’ indagine erariale sull’ Università, ma anche tecnici obliati per affidare poi all’esterno progettazioni e consulenze per opere di ristrutturazione. Queste le accise della Procura Regionale della Corte dei Conti, sezione di Trento, che ha citato in giudizio per danno erariale Rinaldo Maffei, ex dirigente della Direzione Patrimonio Appalti dell’ Università di Trento e Lucilla Giuri, responsabile della segreteria tecnica. Già invitati a dedurre, a Maffei viene contestato un danno pari a 140. 115 euro inferto all’ Università, a Giuri un danno pari 13.464 euro. A Maffei e a Giuri viene contesto di aver turbato le gare di alcuni appalti dell’Università per l’affidamento di incarichi, servizi e forniture pubbliche. La prima gara, oggetto della contestazione, è quella della ristrutturazione della Direzione Appalti in via Rosmini, dove i citati lavoravano. Appalti frazionati, questa l’accusa, per poter affidare i lavori in via diretta a professionisti esterni, senza usufruire delle professionalità interne alla Direzione. Alla base del frazionamento dei lotti, la volontà di individuare autonomamente, secondo le accuse, le imprese aggiudicatrici dei singoli lavori. Questo accadeva mantenendo inutilizzate le qualificate risorse tecniche che la Direzione Patrimonio Immobiliare Appalti dell’ Università aveva al proprio interno. Un clima non certo sereno, all’interno dell’ufficio di Maffei, come testimoniato anche dalle indagini della Corte dei Conti, con la Procura a sentire i tecnici dipendenti della Direzione. Uno di questi dipendenti, a causa del proprio inutilizzo all’interno dell’ufficio, aveva chiesto di essere trasferito. All’epoca dei lavori e degli incarichi contestati, fra il 2013 e il 2014, i tecnici in servizio alla Direzione hanno dichiarato di essere stati pienamente qualificati ed in grado di svolgere gli incarichi che erano stato dati infine all’esterno. A parte meccanica ed impiantistica, all’interno della Direzione Patrimonio, l’esperienza maturata dai tecnici preposti era notevole, solo che la presunta complicità tra Maffei e Giuri non avrebbe dato modo agli interni di esplicitare le proprie competenze. Non solo i tecnici non erano oberati di lavoro (nota espressa nella difesa dei citati in giudizio a propria discolpa), ma in qualche caso avevano formalizzato anche delle proteste per essere stati volutamente accantonati e sottoutlizzati. Fra i tecnici c’è stato anche chi aveva rilevato il crearsi di una situazione di mobbing. La presunta autonomia con la quale dirigente e segretaria si muovevano sarebbe stata evidente. Lo era in relazione a ciò che riguardava gli appalti pubblici, lo era in relazione ai contatti con i professionisti esterni. I tecnici, in un clima scarsamente rispettoso, secondo le indagini, erano disponibili a spendere le proprie competenze, anche perché il lavoro interno, per loro, era in costante calo. Un professionista interno, che avrebbe potuto occuparsi dei lavori di ristrutturazione per i quali è contestato il danno erariale, per molto tempo sarebbe stato relegato in un ufficio senza alcun incarico. (f.q.)















Scuola & Ricerca

In primo piano