Antonello Zani stroncato da un infarto

Dolore e sgomento ad Ala per l’improvvisa scomparsa dell’imprenditore a soli 52 anni, figura di spicco del calcio locale



ALA. Antonello Zani non c'è più. Il cinquantaduenne imprenditore lagarino - che risata di gusto si sarebbe fatto se qualcuno l'avesse definito così...-, titolare dell'Albergo “Città di Ala”, se n'è andato improvvisamente nella notte tra mercoledì e giovedì: un infarto l'ha strappato alla moglie Donatella e alle figlie Fabiana e Francesca, dopo una serata trascorsa con amici a parlare di tante cose, calcio compreso. Rientrato a casa non si sentiva troppo bene, ma ha pensato ad un malessere passeggero e si è infilato nel letto. La morte l'ha colto nel sonno e a nulla è servito l'intervento dei soccorsi, allertati dalla moglie qualche ora dopo.

Il pallone era da sempre la grandissima passione di Antonello: per tanti, tantissimi anni è stato dirigente dell'Alense, sempre in fila e sempre pronto a spendersi per la causa. Poi il passaggio al Mori, dove in poco tempo si è ritagliato un ruolo importante e, soprattutto, grande rispetto da parte di tutti e, infine, l'approdo al Rovereto per aiutare la società bianconera nel momento più difficile di tutta la propria storia. Maurizio Improta con lui ha condiviso quattro stagioni: Totò era l'allenatore di una squadra capace di vincere la Coppa Italia regionale e di sfiorare la promozione in serie D, Antonello Zani il suo braccio destro. Definirlo direttore sportivo o team manager, o entrambe le cose, sarebbe riduttivo: lui era “l'anima” della prima squadra, il consigliere dell'allenatore, la figura, indispensabile, di riferimento per i giocatori. Sapeva quando “regalare” la carota ai giocatori ma, se la situazione lo richiedeva, impugnava il metaforico bastone e non le mandava a dire. Il tutto con una costante: il sorriso sulle labbra e l'incredibile capacità di sdrammatizzare anche le situazioni più difficili.

«Ho perso un grande amico – commenta Improta – con il quale i rapporti erano rimasti molto saldi anche dopo aver lasciato Ala. Ci sentivamo spesso e, ultimamente, ci ripetevamo che avremmo dovuto trovarci per una cena, magari in compagnia dei giocatori con i quali avevamo condiviso momenti bellissimi con la maglia dell'Alense. Sono senza parole: Antonello era la persona e il dirigente che ognuno di vorrebbe al proprio fianco, dentro e fuori dal terreno di gioco. Io con lui mi confrontavo sempre e, tante volte, ho chiesto e ascoltato i suoi consigli. La retorica non fa parte di me, tanto meno in un momento come questo: era una persona vera e buona. Non lo dimenticherò mai». Impossibile dimenticarlo e non solo per chi lo aveva conosciuto su di un campo di calcio. Lassù Antonello, con l'immancabile Marlboro in bocca, i riccioli neri e gli occhiali da sole appoggiati sulla testa, avrà già trovato qualcuno con cui discutere di pallone.













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