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Anoressia, in Trentino 150 nuovi casi ogni anno

Il dottor Genovese, del Centro disturbi alimentari, riporta i dati: «Sono 300 i malati in cura. Un’emergenza sociale»


di Sandra Mattei


TRENTO. L’Organizzazione mondiale della sanità e il Ministero della salute italiano sono in sintonia su un dato: ritengono che i disturbi del comportamento alimentare siano una vera e propria emergenza sanitaria e sociale. «Anoressia e bulimia - spiega il dottor Aldo Genovese, responsabile del Centro per i disturbi alimentari dal 2001 - sono malattie in continua crescita. Con l’obesità, si tratta di patologie multi determinate, ovvero che dipendono da vari fattori che comprendono sia aspetti dello sviluppo individuale, sia aspetti socio-culturali. Da una parte ci sono messaggi che veicolano come modello di bellezza la magrezza, ma questi modelli fanno presa se incontrano una sofferenza psicologica».

Per questo la malattia che provoca gravi oscillazioni del peso ed è determinata dalla paura di ingrassare, è definita malattia sia del corpo che della mente, che ha bisogno di un trattamento multi professionale integrato coinvolgendo i medici con competenza organica e biologica, come quelli specializzati psicologica e psichiatrica.

Gli ultimi dati forniti dal Ministero della salute parlano chiaro: nella fascia di popolazione tra i 12 e i 25 anni (quella più colpita, che è al 90% femminile) su 100 ragazze, 10 hanno un disturbo alimentare. «Dati che sono validi a livello nazionale - riferisce il dottor Genovese - come a livello locale. La fascia di incidenza maggiore è appunto quella tra i 12 e i 25 anni, ma dal nostro osservatorio si assiste ad un abbassamento dell’età d’esordio delle malattie legate all’alimentazione. Ci sono alcuni casi in cui le pazienti hanno 9 anni. E c’è anche la tendenza all’aumento dei casi maschili, per quanto siano un 10 per cento del totale».

Il dato più impressionante è quello riferito alla provincia di Trento. «Il Centro che dirigo - aggiunge Genovese - ha in carico ad oggi 300 pazienti, ed ogni anno registriamo 150 nuovi pazienti. Quest’ultimi possono rimanere in cura per un lungo periodo e va precisato che, più precocemente si interviene, migliore è la prognosi e più sicura è una guarigione completa. Più tardiva è la diagnosi, più si rischia che intervengano altre patologie e, di conseguenza, più complessi sono il trattamento e la guarigione».

Il Centro disturbi del comportamento alimentare, che dipende dall’unità operativa cure primarie, è aperto tutti i giorni dal lunedì al venerdì, dalle ore 8 alle 17 e si trova nei poliambulatori di viale Verona. Si avvale di un’équipe di specialisti per la fascia fino a 18 anni, un’altra per la fascia di età superiore ai 18 anni, composta psichiatra, psicologo, nutrizionista, dietista, infermiere (compreso il pediatra e il neuropsichiatra infantile per i minori di 18 anni).

Sottolinea Genovese: «Le cure sono a vari livelli, da quello ambulatoriale, al day hospital alla riabilitazione in comunità. Succede che si debba ricorrere anche al ricovero salva vita. Nel 2015 ne abbiamo avuti 20 in pediatria e dal 2010 al 2012 sono stati 40 ricoveri salvavita in medicina. Le previsioni non sono ottimistiche, perché in base all’incidenza si ipotizzano tra i 1200 e 1500 casi futuri in Trentino».

A questo proposito, il responsabile del Centro disturbi alimentari, aggiunge che si fa anche un grosso lavoro a livello di prevenzione. «Dal 2008 - precisa - svolgiamo in tutte le scuole incontri a richiesta e facciamo un programma di formazione per gli insegnanti. Abbiamo anche organizzato serate informative pubbliche, l’ultima nello scorso aprile promossa dal Lions Club Trento Host. Colgo l’occasione per un appello ai vertici dell’Azienda per i servizi sanitari, perché i nostri operatori sono sovraccarichi di lavoro, che presuppone anche un carico emotivo notevole. Per questo chiediamo più risorse per far fronte a quella che è a tutti gli effetti un’emergenza sanitaria e sociale».













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