Anche per i giovani trentinicresce l'incubo disoccupazione

La disoccupazione nella fascia di età compresa tra i 15 e i 24 anni è oggi all’11,5%. «E crediamo che la crescita non sia finita qui» - ammette Michele Colasanto, presidente dell’Agenzia del lavoro



TRENTO. Con una lenta ma costante crescita, anche in Trentino la disoccupazione giovanile ha raggiunto (e ormai superato) percentuali a due cifre. Il traguardo, per la verità, è stato raggiunto nel maggio di quest’anno, quando i dati si sono attestati sul 10,1%, ma nel giro di un mese l’asticella della disoccupazione nella fascia di età compresa tra i 15 e i 24 anni è salita di un altro punto e mezzo percentuale, assestandosi oggi all’11,5%. «E crediamo che la crescita non sia finita qui» - ammette Michele Colasanto, presidente dell’Agenzia del lavoro.
Negli uffici dell’Agenzia siamo lontani dal pronunciare la parola «allarme» visto che il livello della disoccupazione giovanile in Trentino è ben lontano da quello nazionale, ormai oltre il 30%. Tuttavia l’attenzione è stata alzata, soprattutto dopo il richiamo fatto dal presidente Lorenzo Dellai che, in occasione della presentazione della prima bozza di riforma degli ammortizzatori sociali, ha definito quello della disoccupazione giovanile nella nostra provincia un «fenomeno da contrastare con il massimo impegno».
La fotografia scattata dall’Agenzia del lavoro ritrae un Trentino dove i giovani in cerca di occupazione nel 2009 sono stati 2000, equamente divisi tra maschi e femmine, su un totale di forza lavoro di 17.500 unità, in calo rispetto all’anno prima. Tassi di attività e di occupazione sono in netto calo rispetto al 2008 (rispettivamente -2,6% e -3,3%) segno di un’economia in contrazione che punisce soprattutto chi è appena entrato nel mercato del lavoro. Degno di nota anche un altro particolare. Il tasso di disoccupazione totale (11,5%) è il risultato della media di un 9,2% fra i maschi e di un 15,1% tra le femmine. Una forbice piuttosto ampia che non si spiega con questioni legate alla maternità: «Qui giocano gli stereotipi professionali del mondo del lavoro che predilige più il maschio alla femmina. Ma c’è un’altra spiegazione» - puntualizza il presidente Colasanto. «Esiste nei confronti delle femmine una sorta di discriminazione che comincia già a scuola. Quali sono i percorsi che danno maggiore accesso al mondo del lavoro? I diplomi tecnici, ad esempio, scuole nelle quali la presenza femminile è bassissima».
I dati del Trentino - pur alti in termini di paragone rispetto alla disoccupazione generale - risultano contenuti se paragonati anche alle zone vicine come il Nord Est. La disoccupazione giovanile in quest’area, infatti, si asseta sul 15,7% nonostante il pil tradizionalmente elevato, con crescite annue persino superiori a quelle nazionali. In questo contesto il Trentino si difende e resiste, sperando di limitare i danni grazie alla grande opportunità offerta dalla delega ottenuta in materia di ammortizzatori sociali: «Ma dobbiamo gestire questa straordinaria opportunità guardando un po’ avanti, guardando non soltanto ai bisogni dei padri ma anche al futuro dei figli» - puntualizza Colasanto. «Il dilemma delle politiche del lavoro è proprio questo: favorire l’uscita dei padri per far entrare i figli o lasciar fuori i figli per fare restare i padri? In Trentino questo aspetto si può affrontare con equilibrio».













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