Amici e petali di rose per festeggiare l’azienda Simoncelli

Dal presidente Dellai agli imprenditori dal Sudafrica: in centinaia ieri si sono ritrovati nell’azienda al Navesel


di Giorgio Dalbosco


ROVERETO. Cinquecento o seicento e forse anche di più erano gli ospiti a Navesel, ieri, all’azienda vitivinicola di Armando Simoncelli. Tanto calore – e non soltanto quello del termometro – è stato lo sfondo e il contenuto della festa per i 35 anni di attività del “mitico” Armando. Ormai questo imprenditore del vino, un autentico “gigante buono”, rispettando la cadenza del lustro, è giunto al quarto appuntamento. E ogni volta, davanti agli attestati di stima di ristoratori, baristi, albergatori, commercianti, cacciatori e normali cittadini lui si commuove. Anche ieri, comunque, Armando non ha festeggiato se stesso, ma l’amicizia e quella affettuosa accoglienza che da quel ormai lontano 1977, anno delle sue prime bottiglie, progressivamente ha potuto incontrare non solo tra i clienti di tutto il Trentino-Alto Adige, ma anche di fuori regione. E infatti in quell’immenso vociare degli ospiti si potevano sentire diversi accenti e cadenze: venete, emiliane, piemontesi, romane, siciliane. C’era pure qualche parlata tedesca, ché Armando è apprezzato molto anche in Austria, Germania e Ungheria dove va spesso a caccia, sua inestirpabile (purtroppo) passione.

Ai tavoli apparecchiati con vera posateria e calici di vetro, sistemati sui prati e sotto i tendoni e gli olivi gli ospiti hanno potuto mangiare ogni bendiddio: formaggi, salumi, frutta, vino, spumante e, quindi, le decine di pietanze diverse cucinate da circa 30 cuochi coordinati dallo chef del rifugio Fuchiade Sergio Rossi e dal collega di Moena Guerrino. Non potevano mancare il complessino musicale, qualche estemporaneo ballo, i saluti e gli apprezzamenti al microfono di rito del politico di turno. Un po’ discosto, da 24 ore intanto ruotava su se stesso allo spiedo un maiale di oltre 120 chili in attesa che una sapiente mano, come quella del vice presidente del consiglio provinciale, il chirurgo Claudio Eccher, desse avvio al suo sezionamento e quindi alla distribuzione. Era molto folta e giustificata la rappresentanza dell’Unci (Unione nazionale cavalieri d’Italia) che ha consegnato ad Armando un suo riconoscimento.

Nel grande bailamme di strette di mano, pacche sulle spalle, tappi di spumante che saltavano, cin cin e fazzoletti a detergersi la fronte per il calore vi sono stati alcuni momenti toccanti: il padrone di casa sul palchetto dell’orchestrina commosso fino alle lacrime, i passaggi a bassissima quota di un aereo che ha fatto piovere sugli ospiti due grandi nuvole di petali di rose, la consegna nel pomeriggio inoltrato da parte del presidente della giunta provinciale Dellai di una targa-ricordo ad Armando Simoncelli, per aver dato lustro all’imprenditoria enologica del Trentino, aiutando così ad esportare il nome del nostro territorio anche all’estero. Simoncelli, davanti al microfono, non è riuscito a trattenere la commozione. L’imprenditore roveretano ha quindi ringraziato tutti: la sua famiglia, i suoi collaboratori, i suoi tantissimi amici, che non mancano mai di mostrargli affetto e stima.

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