Amianto, settecento i tetti individuati in 2 mila sopralluoghi

I dati dell’Azienda sanitaria si riferiscono al Trentino del Sud «La presenza è risultata inferiore rispetto alle attese»



TRENTO. «I tetti in cemento-amianto sono risultati inferiori rispetto a quanto temevamo, poiché da noi questo tipo di copertura è stata usata nelle valli ma poco in montagna». A parlare è Giuseppe Parolari, il medico del lavoro (ed ex consigliere provinciale) che si è occupato, come consulente della Provincia, della prima parte della mappatura del territorio provinciale, quella del Trentino del sud. Ad inizio 2013, sono terminati i fondi della Provincia e l’incarico allo specialista è stato interrotto. «Da allora - spiega Parolari - anche se a rilento, il lavoro di mappatura della parte di Trentino mancante è comunque proseguito ad opera dell’Azienda sanitaria, che di recente l’ha completato per la parte centro-nord ma di cui non risulta che siano stati ancora elaborati i dati».

La mappatura consiste in un processo che si sviluppa in tre fasi: il censimento, i sopralluoghi tecnici e l'assegnazione ad ogni sito di un “punteggio di rischio”. I sopralluoghi tecnici vengono fatti su tutte le situazioni censite, con esame diretto di ogni copertura, allo scopo di valutare innanzitutto se i siti individuati con le tecniche Mivis o da elicottero corrispondono o meno a coperture in cemento-amianto; se lo sono, l’obiettivo è di stabilire il grado di pericolosità della copertura, a definire il quale concorrono la grandezza della superficie esposta, la vicinanza a centri abitati, a scuole o ospedali, lo stato di degrado della copertura e la sua vetustà.

Da luglio a dicembre 2012 la mappatura delle coperture in cemento-amianto si era concentrata nel distretto sanitario Centro-Sud del Trentino (Comunità della Vallagarina, Alto Garda-Ledro, Giudicarie-Rendena), scelto come distretto sperimentale: 1.946 sopralluoghi mirati, per ognuno dei quali è stata compilata una scheda di rilevamento dati che ha permesso la valutazione del rischio, il calcolo dell’I.D. (Indice di degrado/pericolosità), la compilazione delle schede dati da trasmettere all’Inail e al Ministero e la gestione informatizzata dei dati.

I sopralluoghi erano stati svolti, con la supervisione del personale dell'Azienda provinciale per i servizi sanitari, dalla ditta Qsa Servizi (vincitrice dell’appalto sperimentale indetto dall'Azienda sanitaria), attraverso tecnici laureati all’Università di Verona, sede di Ala, in Tecniche della prevenzione, e opportunamente formati sulla problematica dell’amianto.

Con i 1.946 sopralluoghi mirati erano stati indagati 1.713 siti in precedenza rilevati da Appa con tecnica Mivis e 233 siti individuati ex novo nel corso dei lavori: 744 sopralluoghi erano stati svolti in Vallagarina, 659 nell’Alto Garda-Ledro, 540 in Val Giudicarie-Rendena e 3 in altre zone.

In 732 casi era stata accertata la presenza attuale o pregressa di coperture in cemento-amianto: 366 in Vallagarina, 240 nell’Alto Garda-Ledro, 123 in Val Giudicarie-Rendena, 3 in altre zone. Di esse, 105 erano risultate già bonificate. Dei 627 siti in cui persisteva amianto, 394 erano stati individuati con tecnica Mivis e 233 rilevati ex novo nel corso dei sopralluoghi.

La mappatura è proseguita poi con il secondo appalto, che riguarda 2.203 sopralluoghi su siti individuati nei tre distretti sanitari della provincia rimanenti, Centro Nord, Est e Ovest. Obiettivo controllare i 2.139 siti con possibile presenza di amianto censiti da Appa in questi distretti con la tecnica Mivis, ed i 64 siti individuati in aree di montagna con passaggi in elicottero.

Ad ogni copertura, in base ai dati raccolti con il censimento ed i sopralluoghi, viene assegnato un punteggio di rischio, così da formare una graduatoria di priorità di bonifica.

©RIPRODUZIONE RISERVATA













Scuola & Ricerca

In primo piano