Al Sert il record di presenze di eroinomani

Dalla relazione governativa di Giovanardi al parlamento emerge il primato trentino


Robert Tosin


TRENTO. Assieme a Umbria e Basilicata, il Trentino Alto Adige condivide il primato della percentuale più alta di dipendenti da eroina in cura al Sert. Preoccupante anche la presenza di casi di epatite B e C, in numero superiore alla media nazionale anche se non a livelli di Sardegna e Lombardia. Meglio va sul fronte dell'Hiv, dove i casi sono inferiori alla media.

I dati emergono dall'ultima relazione del sottosegretario Giovanardi davanti al parlamento, con l'obiettivo di fare il punto della situazione sulle dipendenze in Italia. Il Trentino, tutto sommato, ne esce abbastanza bene sia per l'attenzione nella raccolta e analisi dei dati sia per l'effetto del contenimento e della cura delle dipendenze. Non a caso la nostra è l'unica regione che non registra alcun decesso per problemi legati alla droga nell'ultimo anno e mezzo. Ma questo non significa che il territorio sia immune dalla penetrazione di sostanze proibite, anche se si registra uno sfasamento temporale tra le mode che colpiscono per prime regioni come Lombardia o l'Emilia Romagna.

E' sempre difficile analizzare i dati raccolti dalle statistiche perché la fotografia che ci permette di scattare la rete dei Sert sul territorio nazionale non è la stessa che immortala invece la diffusione territoriale di nuove e vecchie droghe. Nella relazione di Giovanardi infatti si segnala una leggera riduzione di pazienti dipendenti dalla cocaina rispetto a quelli sotto cura per eroina, ma dall'altra esistono proiezioni che inducono a ritenere in maggiore diffusione proprio la cocaina.

«La differenza - spiega Raffaele Lovaste, direttore del Sert trentino - sta nel fatto che i consumatori di queste sostanze impiegano anche 8 o 9 anni per essere compresi nella "rete" della presa in carico dei servizi. Quindi significa che noi oggi abbiamo in cura chi aveva iniziato ad assumere droghe otto o nove anni fa». Lo stesso discorso si potrebbe fare appunto sulla collocazione "periferica" del mercato trentino che non risponde subito alle "mode" introdotte nelle metropoli italiane, ma con la sfasatura di qualche anno. Ecco perché oggi i dati parlano di un incremento di dipendenti da eroina presi in cura dai Sert.

Nell'ultimo anno si parla di un 1,2 per cento in più e il Trentino Alto Adige segue Umbria e Basilicata come maggiore incremento percentuale. Secondo i dati presentati l'anno scorso dal Sert di Trento, il consumo di eroina in provincia è invece più basso rispetto alla media nazionale, mentre quello della cocaina è più marcato. Sono aumentati a livello nazionale i ricoveri per cannabis e per l'uso di barbiturici.

Il Trentino è anche ai vertici delle classifiche per l'ospedalizzazione in patologie droga correlate. Ben più complesso è il settore delle malattie correlate, dall'Hiv all'epatite. Qui c'è un problema di monitoraggio a cui non tutte le regioni sono fedeli. Lo dice lo stesso ministro Giovanardi, presentando appunto i dati sulla diffusione di Aids e delle epatiti B e C. Prendendo i dati con la dovuta prudenza la provincia di Trento resta comunque sotto la media nazionale per quanto riguarda l'Hiv con un 9 per cento di prevalenza (la media è all'11%), pur lontana dal 2% del Molise o al 4 di Bolzano. Un po' peggio va per l'epatite, anche se in via generale si segnala una diminuzione dei ricoveri.

Per quanto riguarda l'Hbv, la relazione del governo parla di una prevalenza per il 37% a fronte di una media nazionale del 34,4%. Minima la percentuale segnalata in Basilicata e Campania, oltre il 65% quella in Sardegna. L'epatite C in Trentino rispecchia invece esattamente la media italiana del 61%. Ma un record positivo il Trentino ce l'ha: nel 2010 ha una percentuale nulla di decessi per droga. Nessuno può dire altrettanto. Nel resto d'Italia è ancora l'eroina la prima responsabile delle morti, seguita dalla cocaina.

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