Addio a casa Rocchetti, rasa al suolo

Il figlio del progettista, l’architetto Tiella: «Era il lavoro che amava di più». L’ex proprietaria: «Dispiace, ma non c’era scelta»


di Alberto Tomasi


ROVERETO. «La casa di via San Giovanni Bosco era uno dei progetti di cui mio padre era più orgoglioso, lo rendeva particolarmente felice e soddisfatto. Quando ho visto che la stavano demolendo mi sono chiesto se era evitabile. Mio padre la considerava uno dei suoi lavori migliori». È con un misto di incredulità e rassegnazione che l’architetto Marco Tiella ha visto le ruspe impegnate ad abbattere l’elegante abitazione a due piani costruita all’angolo tra via San Giovanni Bosco e via Pavani. La casa che suo padre, il celebre architetto Giovanni Angelo Tiella, aveva progettato circa settant’anni fa.

I primi a essere abbattuti sono stati i grandi alberi del giardino, poi è toccato alle opere murarie. Un angolo caratteristico della città che è stato ormai cancellato per sempre e che sopravvivrà solo nelle vecchie fotografie e nella memoria dei roveretani. Al suo posto sorgerà un condominio di otto piani.

«Il progetto della casa risale ai primi anni Cinquanta - continua Tiella - e il proprietario, Vittorio Rocchetti, una persona allora molto influente, per il disegno si era rivolto a mio padre, che apprezzava come professionista». La casa peraltro, pur esprimendo il gusto di un’epoca, non era soggetta a nessun tipo di vincolo, né storico né artistico. «Non saprei dire quali sono gli elementi che danno un carattere storico a una casa - continua Tiella - anche se mio padre a quel tempo era considerato un architetto che avrebbe lasciato il segno».

E casa Rocchetti, infatti, era solo una delle tante testimonianze che Rovereto conserva dell’attività di Tiella padre, altre sue opere sono casa Colombo in piazza Nazario Sauro, l’edificio poco distante di forma tondeggiante all’angolo con via Dante, o lo stabile con i caratteristici “oblò” al civico 24 di via Dante, o ancora casa Bertel in via San Francesco.

«Giovanni Tiella non progettava ma disegnava architettura e villa Rocchetti rispecchia abbastanza bene il suo stile, che si ispirava al razionalismo - continua l’architetto - iniziava facendo il disegno delle varie parti dell’edificio e non dalla prospettiva, poi le varie porzioni della casa venivano giustapposte: procedeva in questo modo perché si sentiva più un’artista che un architetto. Un’altra particolarità di casa Rocchetti è che presentava una facciata principale e delle facciate secondarie, e in architettura non funziona sempre così».

Dispiace? «Certo che mi dispiace, ma non c’è nulla da fare, tutto dipende dal piano regolatore e dei piani regolatori di Rovereto è meglio non parlare» conclude Marco Tiella con una punta di sarcasmo.

Non nasconde un certo rammarico per la demolizione neppure Maria Teresa Rocchetti, l’ex proprietaria della villa. «Ho vissuto quasi sempre in quella casa, fino a quando mi sono sposata - racconta la signora - e ne conservo moltissimi ricordi. Nei primi anni Cinquanta c’erano solo altre due abitazioni attorno, oltre alla nostra. La zona all’epoca era aperta campagna, e al posto della sede della Cassa malati c’era una coltivazione di tabacco. Mi ricordo che l’architetto Tiella portava anche i suoi studenti a vederla. È con dispiacere che ho preso la decisione di venderla, ma ormai non ci abitava più nessuno, non c’era altra scelta», conclude la signora Rocchetti.

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