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Abbazia della birra, paradiso del bevitore con 500 etichette

In via Untervegher a Trento produzioni artigianali da tutta Europa ma anche corsi di consumo responsabile



TRENTO. Da pochi giorni per la birra artigianale è legale definirsi tale, prima era una denominazione vietata. Lo permette il disegno di legge sulla semplificazione, razionalizzazione e competitività per l'agroalimentare recentemente approvata in Senato. Un passo in avanti verso il riconoscimento di una nuova attività produttiva non prevista nelle attuali normative?

«Si, ma piccolo - spiega Claudio Smaniotto titolare con la figlia Sabrina della Abbazia delle Birra di via Untervegher nonché del birrificio Lagorai - perché la normativa include tutti i produttori fino a 200mila ettolitri e quindi non tutela i piccoli birrifici».

Quello della birra artigianale è un fenomeno recente, ma che ha sfondato. Si è tornati a coltivare il luppolo? «Certo in tutto il Trentino con una produzione di qualità, talvolta coltivata dagli stessi birrifici». In Trentino quanti sono? «Abbiamo superato i trenta, migliorando il momento migliore: a fine ’900 erano venti, scomparsi con la fine della prima Guerra Mondiale. A riprendere la tradizione è stato il Birrificio Fiemme nel 1998».

Veniamo a questa Abbazia della Birra aperta a maggio di quest'anno, ma mai inaugurata: «Lo faremo a ottobre. Questi mesi sono stati necessari per adattare l'offerta alla richiesta. Abbiamo fatto tante modifiche, come lo spazio riservato alle cassette col vuoto a rendere che non pensavamo ottenesse così tanto riscontro». In pratica si può riempire una cassa anche con birre di diversa qualità, ma tutte con le bottiglie da rendere. Si economizza e se ne assaggiano di più. «La produzione trentina è di ottima qualità e se consideriamo che in Italia sono mille i birrifici artigianali, siamo ai primi posti».

L’Abbazia è una sorta di paradiso per il bevitore di birra, se ne trovano di tutti i tipi: «Esattamente sono più di 500, alcuni dei quali a rotazione, ma con una caratteristica comune: italiane o estere che siano, sono tutte prodotte da piccoli birrifici che conosciamo direttamente». Ma all'Abbazia non è solo materia prima per bere: «Vogliamo promuovere la cultura della birra e del bere in modo responsabile. Per questo organizzeremo dei corsi sulle singole caratteristiche della birra, sul suo abbinamento col cibo. Già organizziamo la “verticale”. Vengono dei giovani ed acquistano in quantità ed allora proponiamo di assaggiare un tipo di birra in tre. In questo modo, quando hanno provato tre tipi di birra diversi, ne hanno bevuto solo uno a testa».

E tra tante non manca nemmeno la birra rara: si tratta della Westvletren XII prodotta in un convento di frati trappisti di clausura in edizione limitata per finanziare la costruzione di un orfanotrofio in Africa. In vendita? «Sì ma a chi voglio io, perché ci vuole una persona che sappia apprezzarla come merita».(d.p.)













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