«A me l’hanno detto al telefono ieri mattina» 

Il racconto di un altro lavoratore licenziato, anche lui senza alcun preavviso: «È stata una mazzata»



TRENTO. «Anche io non sapevo niente, come la mia collega del magazzino. Non avevo ricevuto la lettera di licenziamento e non ho avuto alcun segnale da parte dell’azienda». A parlare è un uomo di 48 anni con una figlia piccola che da 22 anni lavorava al Sait. Anche lui è arrivato fino a ieri mattina con il dubbio, con l’angoscia del futuro: «Non sapevo se mi avessero licenziato oppure no. Non avevo ricevuto nessuna comunicazione. Così ho chiamato il sindacato, Roland Caramelle, per chiedere come mi sarei dovuto comportare. Mi ha consigliato di andare a vedere. Ieri, mi sono svegliato presto e, nell’incertezza, ho telefonato, tanto sapevo che all’ufficio del personale c’è qualcuno anche sul presto. Quando ho chiesto cosa avrei dovuto fare sono rimasti interdetti e non sapevano cosa dirmi. Poi hanno controllato e mi hanno detto che ero licenziato e che non dovevo presentarmi al lavoro. Ma io non potevo restare a casa solo sulla base di una comunicazione così al telefono. Così, mi hanno inviato per mail la lettera di licenziamento. E verso le 10 e mezzo è arrivata la raccomandata. Certo è stata una mazzata. Poi mi sono informato e ho saputo che venerdì il Sait ha avvertito i miei colleghi in cassa interazione che sarebbero dovuti presentarsi oggi (ieri per chi legge) al lavoro. Ma mi chiedo: che fatica facevano ad avvertire anche me e la mia collega che ci avevano licenziati? Ci hanno lasciato così nel dubbio e con l’imbarazzo di dover chiedere». Un’inutile umiliazione che viene stigmatizzata anche da Caramelle: «Il Sait non ha avuto alcun rispetto per chi ha lavorato per più di vent’anni».













Scuola & Ricerca

In primo piano