IMMIGRAZIONE

A Centochiavi la “casa dei profughi”

Il palazzo di nove piani della Curia diventerà un centro di solidarietà che presto vedrà tre piani destinati a 60 migranti


di Andrea Selva


TRENTO. L’ex centro pastorale di Centochiavi (ed ex sede di uffici provinciali) sarà la sede della cosiddetta “Casa della solidarietà”, cioè un luogo dedicato all’accoglienza che - nell’emergenza attuale - sarà destinato ad ospitare una sessantina di profughi. L’annuncio verrà dato la prossima settimana nel corso di una conferenza stampa convocata dalla Provincia, con il Comune di Trento e alcune associazioni che si occupano di stranieri e di solidarietà, ma il progetto è stato avviato quasi un anno fa.

L’accordo con la proprietà dell’immobile (la Curia diocesana) è stato sottoscritto lunedì scorso: l’edificio sarà ceduto in comodato gratuito alla Provincia autonoma di Trento che coordinerà il progetto con le associazioni: un piano sarà occupato dall’Atas (Associazione trentina accoglienza stranieri), due piani dagli uffici del Cinformi (che attualmente sono in un altro stabile di Centochiavi) e del Centro servizi volontariato, mentre tre piani saranno adattati per dare ospitalità a una sessantina di profughi. Il resto dell’edificio - che è composto da nove piani, oltre che dalla chiesa al piano terra e da una sala polifunzionale nel seminterrato - sarà a disposizione delle associazioni, anche per incontri aperti alla cittadinanza, con l’obiettivo di realizzare a Centochiavi un luogo di scambio fra stranieri e la comunità trentina. Anche per questo il progetto prevede un bar-ristorante aperto al pubblico e una biblioteca.

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Cedendo l’immobile la Curia ha dato un’indicazione chiara di sostegno del progetto (a cui collabora anche la Caritas). Nel comunicato la Provincia parla di “luogo di accoglienza, di lavoro e di integrazione sociale aperto a tutta la comunità cittadina”. Si tratta di un’iniziativa dell’assessora provinciale alla solidarietà sociale, Donata Borgonovo Re che in ottobre aveva raggiunto un accordo con gli assessori comunali Franzoia, Gilmozzi e Biasioli: «Dovrà essere un luogo che genera relazioni solidali e che sviluppi il volontariato, la partecipazione, il coinvolgimento attivo dei cittadini di tutte le età, sostenendo le persone più fragili e bisognose di ospitalità e costruendo una comunità sinceramente accogliente».

Questi gli obiettivi, resterà da capire quale sarà la reazione della comunità di Centochiavi (dove vivono molti stranieri) rispetto alla “Casa della solidarietà” dopo che in varie località del Trentino (ad esempio in piana Rotaliana) solo l’ipotesi dell’arrivo dei profughi aveva suscitato l’allarme di cittadini e sindaci. In città c’è comunque il centro di accoglienza di via Brennero che non ha suscitato reazioni contrarie, né è stato fonte di conflitti con i residenti.

Ma in attesa che questo progetto venga presentato (il 4 giugno prossimo) già è evidente, numeri alla mano, che non risolverà da solo il problema del Trentino, chiamato a dare il proprio contributo all’emergenza profughi, ma serviranno altri interventi in altre aree della provincia.

Il numero dei migranti in Trentino infatti potrebbe presto aumentare. Un aumento previsto nel breve periodo anche per effetto della sospensione degli accordi di Schengen da parte della Germania che - in vista del G7 - non consente l’arrivo dei profughi sul proprio territorio, con il risultato che i migranti in viaggio lungo la ferrovia vengono fatti scendere prima del confine del Brennero.













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