Turismo, in trent’anni Rovereto ha perso il treno 

Mentre gli occupati del settore in tutto il Trentino crescevano del 31 per cento nella città della Quercia sono diminuiti del 13 per cento, passando da 409 a 354


di Luca Marsilli


ROVERETO. Sono almeno 30 anni, da quando è diventato palese che il declino del manifatturiero sarebbe stato inarrestabile, che a Rovereto si parla di turismo come di una risorsa indispensabile per contribuire a costruire una nuova economia multicentrica e tamponare la perdita di ricchezza diffusa innescata dalla crisi industriale. In questi 30 anni è arrivato il Mart, sono state scoperte le orme dei dinosauri ai Lavini, si sono affermati festival culturali di primissimo piano e alcuni eventi sportivi o parasportivi pure di richiamo nazionale. Ma il bilancio è gravemente deficitario non solo rispetto alle speranze e alle attese, ma addirittura guardando a qual’era la situazione prima che si iniziasse a parlare di turismo.

L’analisi, amara quanto puntigliosa, l’ha fatta il consigliere comunale Daniele Lanaro attingendo ai dati, pubblici ed ufficiali, attinti dal Documento Unico di programmazione del Comune e dal servizio statistico provinciale. Partendo proprio da 30 anni fa.

Una città che punta sul turismo, almeno in parte, non può prescindere da una capacità ricettiva. E Rovereto in questo è tra le maglie nere del Trentino. Il suo tasso di ricettività (posti letto ogni 100 abitanti) è di 3,8 e la media provinciale è di 52: tredici volte tanto. La Comunità della Vallagarina (quindi, senza gli altipiani Cimbri) è a 10,7. Guardando lo storico, la ricettività in realtà è quasi raddoppiata a Rovereto (dall’1,9 del 1987 al 3,8 del 2017) ma rispetto al resto del Trentino è chiaro che si gioca semplicemente in un’altra categoria.

Dove l’effetto di 30 anni di assenza di una chiara politica del turismo malgrado tante parole si vedono ancora più chiaramente, è però passando ai dati degli occupati nel settore: addetti e dipendenti degli esercizi alberghieri. A Rovereto erano 409 nel 1988, quanto in Trentino erano 12.693 e a Trento 585. L’ultimo dato disponibile è quello del 2015 e a quella data Rovereto aveva perso 55 occupati nel settore: erano diventati 354 con un calo del 13%. Un dato in netta controtendenza provinciale: nel 2015 l’alberghiero in Trentino valeva 16.589 posti di lavoro, con un aumento del 31 per cento rispetto al 1988. Trento, una città e quindi forse una realtà più confrontabile con Rovereto rispetto alle località di montagna o al Garda, ha aumentato i propri occupati nel turismo più della media provinciale: erano 838 nel 2015, con un aumento di 253, che vale il 43 per cento. «La differenza - dice Lanaro - è che Trento 20 anni fa si è data un piano per il turismo e lo ha costantemente aggiornato e verificato. Ha impostato una politica del turismo razionale e concreta. Ed ha raccolto risultati eccezionali. Un esempio di cosa significhi lo abbiamo avuto nelle settimane scorse, con i mercatini di Natale: per Trento si parla di un milione e mezzo di visitatori. Risultati che non si raggiungono per caso né improvvisando». E ogni riferimento è puramente casuale.

«Se vogliamo che il Turismo contribuisca all’economia di Rovereto, non possiamo più prescindere da un altrettanto attento e ficcante ruolo dell’ente pubblico nel delineare strategie e perseguire obiettivi concreti», è la conclusione di Lanaro. E Rovereto oggi appare come la zona col più alto indice di rischio povertà del Trentino: non può permettersi di non impegnarsi al massimo in un settore nel quale esiste un ampio margine di manovra anche locale. Il Consiglio ha appoggiato le sue conclusioni approvando la mozione all’unanimità.

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