Rovereto, patria dei “Casonzei” 

La Gazzetta celebra il Giro d’Italia con un libro. Ma sulla scheda di Rovereto sbagliate 3 voci su 6 



ROVERETO. Si può ridurre una città una scheda? Difficile, se del viaggio si ha una idea romantica, ma nell’epoca del “cosa vedere” si fa. Ha senso? Se si interpreta il Giro d’Italia come una grande vetrina nazionale, addirittura elemento di unificazione patria, e come tale lo si vende, ci può anche stare. Quello che è difficile immaginare è come si possa ridurre una città a sei voci e sbagliarne almeno 3.

Per “Il Garibaldi”, un libretto illustrato di 368 pagine nel quale la Gazzetta dello Sport ha condensato tutto sulla edizione 2018 del Giro d’Italia, Rovereto ha 39.000 abitanti. Sono 40 mila ma da poco, e quindi passi. Il nome antico della città è indicato come “Roboretus”, ma i latinisti contemporanei (validissima consulenza al Liceo Rosmini, che si ringrazia) non hanno dubbi: Roboretum, neutro, e non Roboretus. Si può obiettare che in pochissimi se ne possono rendere conto. Verissimo, diciamo pure che non interessa a nessuno. Ma se tra le sei cose che ritieni indispensabile sapere di una città c’è il suo nome antico,ritieni che sia importante. E quindi tocca metterlo giusto.

Poi si passa ai “Segni particolari”. Si indicano Castello di Rovereto, Mart e Casa Depero. Difficile che un sondaggio fatto ovunque nel mondo non avrebbe incluso la Campana.

Ma il top arriva sui piatti tipici: “Specialty Food”. Dove si scopre che il piatto tipico di Rovereto sono i “Casonzei”. Poi formaggi di malga, miele, ricette a base di pesce di acqua dolce. I Casonzei (Casunziei, casonciei, e avanti con le varianti di valle) sono ravioli a base di verdura propri della zona ladina delle Dolomiti. Miele e malghe a Rovereto? Quanto al pesce poi, fino a 30 anni fa qui si mangiavano solo aringa e baccalà. Un po’ come dire che Garibaldi, l’eroe dei tre mondi e mezzo, partì da Chioggia con 699 camice verdi per sbarcare in Gargano, e andare pellegrino da Padre Pio. (l.m.)













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