«Per il Leno un architetto è l’ideale» 

La presidente dell’Ordine Serafini “bacchetta” Zenatti: le problematiche idrauliche sono solo una parte del progetto



ROVERETO . Sul progetto di rigenerazione delle sponde del Leno, il consigliere comunale Marco Zenatti, ha innescato la polemica contestando l’incarico dello studio paesaggistico all'architetto Gabriella Daldoss. Secondo il consigliere Zenatti, la figura professionale più adeguata all’incarico, date le problematiche da risolvere, sarebbe stata quella di un ingegnere. Ma così facendo, ha suscitato le critiche del presidente dell’Ordine degli architetti, Susanna Serafini, che gli risponde a tono, spiegando le ragioni di un incarico a un architetto.

«Siamo alle solite - esordisce l’architetta Serafini - : si vorrebbe mascherare come fatto tecnico un'operazione che ha importanti ricadute sul paesaggio, sulla città e sulla società stessa. Probabilmente il consigliere Zenatti nell’indicare la sua preferenza per un ingegnere si riferisce alla risoluzione di problematicità idrauliche, ma queste rappresentano solo una parte del progetto».

Nel dettaglio, quali sarebbero le competenze di un architetto? «Un architetto oltre alla competenza tecnica, vanta un’esclusiva competenza paesaggistica: vuol dire che noi architetti costruiamo la strategia progettuale complessiva che riesce a tenere insieme tutti i fattori, inclusa la risoluzione dei problemi idraulici, per la quale ci avvaliamo di un consulente specializzato, che integra il gruppo. Così facendo riusciamo ad integrare la soluzione ad un problema in un progetto coordinato che ne faccia un elemento di qualità per la vita dei cittadini».

Semplificando, non potrebbe esserci una semplice confusione di ruoli? «Si potrebbe dire che c è una visione distorta dei ruoli propri di un architetto e di quali competenze abbia, poiché il rischio indotto dall'attuale pensiero corrente è quello di una eccessiva frammentazione e iperspecializzazione dei temi porta a vederli in maniera separata, ma così non si risolve nulla se non arrivando un eterno rammendo del territorio che segue le emergenze e le necessità puntuali, ma non lo fa per progredire».

Che idea si è fatta del “Progetto Leno” elaborato dal Comune di Rovereto? «Concluderei dicendo che l’approccio sia emblematico di un’occasione di intervento sul paesaggio, come questo della riqualificazione delle sponde del torrente Leno, misurato sulle specificità del territorio e sulle sue problematiche, possa diventare sia un servizio per i cittadini che un valore aggiunto sia per il turismo che per l’immagine della città di Rovereto ». (d.p.)

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