«Lui era ovunque ci fosse un debole da difendere» 

Il saluto di Marco Boato. «Un percorso ideale e militante che ha segnato una stagione di “processi politici” memorabili»


MARCO BOATO


ROVERETO. La morte di Sandro Canestrini rientra nell’ordine naturale delle cose, per un uomo eccezionale che ha vissuto pienamente i suoi 97 anni, compiuti il 3 febbraio scorso. Eppure la triste notizia ha colpito moltissime persone che l’hanno conosciuto, stimato e amato nell’arco di tanti decenni e che si erano quasi abituate alla sua longeva presenza anche alle soglie del secolo di vita. Lo conoscevo da oltre cinquant’anni e avevo intessuto con lui un’amicizia ininterrotta. L’avevo incontrato con sua moglie Martha l’ultima volta il 6 gennaio scorso, un mese prima che compisse i 97 anni, nella loro casa di Egna/Neumarkt, dove si era ritirato dalla sua natale Rovereto.

È difficile riassumere in poche righe la sua vita straordinaria, di uomo e di avvocato. Dovunque ci fosse stato da difendere un operaio o un sindacalista, uno studente o un obiettore di coscienza, un militante pacifista o la vittima di una strage – dal Vajont a Piazza Fontana, da Stava alle stragi di mafia -, dovunque ci fosse da affermare in un’aula di Tribunale (anche militare) o di Corte d’assise i diritti costituzionali, la libertà di opinione o di manifestazione, dovunque ci fosse da difendere i diritti civili e i diritti umani conculcati, lì Sandro Canestrini c’è sempre stato, da Bolzano, Trento, Verona, Milano e Padova, fino all’Aquila, a Catanzaro e Palermo e in molte altre sedi giudiziarie.

Molte volte da solo, sfidando anche l’impopolarità (come fu per la difesa dei sudtirolesi negli anni ’60), tante altre volte coinvolgendo nelle proprie battaglie giudiziarie tanti altri colleghi avvocati, che venivano da lui “invitati” a far parte dei più diversi collegi di difesa.

È stato questo un lungo percorso ideale e militante, che ha attraversato tutta l’Italia e che ha segnato un’intera stagione di “processi politici” memorabili, di cui anche molti magistrati (con i quali si confrontava e scontrava nelle aule giudiziarie in modo aperto e leale) sono stati testimoni. Co-fondatore dei “Giuristi democratici”, Sandro Canestrini infatti è sempre stato partecipe anche delle battaglie per la democrazia e l’impegno costituzionale che hanno caratterizzato i settori più aperti e sensibili della magistratura.

Al suo impegno per la giustizia nelle aule giudiziarie, per tutta la sua vita si è anche accompagnata una militanza politica e civile, dalla resistenza e dalla sinistra storica degli anni ’50 ai movimenti collettivi degli anni ’60, dal movimento antimilitarista e radicale alla nuova sinistra degli anni ’70 fino al movimento nonviolento degli anni ’80 e ’90. In questo percorso ha incontrato e avuto rapporti di amicizia e solidarietà con Mauro Rostagno e Alexander Langer, Adriano Sofri e Mao Valpiana, insieme a moltissimi altri.

Rivolto agli avvocati più giovani, ammoniva: “È giusto lavorare, ma è soprattutto importante avere degli ideali”. Sandro Canestrini ai suoi ideali di giustizia e libertà non ha mai rinunciato. Ora la sua morte continua ad illuminare la sua vita. Che la terra sia lieve sopra di lui.















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