«Il torrente di oggi si deve agli ingegneri» 

L’assessore Tomazzoni: sono sparite le rive per fare posto a sponde robuste, ma anonime e brutte



ROVERETO . Parte della definizione del vocabolario Treccani della parola “progetto”, l’assessore all’urbanistica Maurizio Tomazzoni. «Nella pianificazione urbana, indissolubile è il legame tra progetto e territorio, alla sua vocazione, alla sua storia e ad una visione di futuro. Esso è necessariamente accompagnato da uno studio relativo alle possibilità di attuazione o di esecuzione dell'idea. Negare la primazia del progetto a qualunque azione, in particolare quella politica, significa banalizzare ogni idea e ridurla a mero fatto tecnico senz'anima ne coerenza. Tuttavia in una recente interrogazione (volta come sempre ad insinuare il dubbio della correttezza in ogni scelta politica civica), il consigliere Marco Zenatti nega la necessità stessa di idea, in quanto nega la validità del progetto, come definito dal vocabolario. E questo proprio in relazione ad un tema delicato per Rovereto come quello del suo torrente. Quell'anonimo canale artificiale che purtroppo oggi vediamo, è derivato da teorie idraulico-ingegneristiche di qualche decennio fa. Si pensò che l'acqua non fosse funzionale alla razionalità, e con “precisi calcoli” ingegneristici, ecco sparire le rive e lasciar posto a sponde robuste, regolari, anonime (per non dire brutte) così come oggi le vediamo. A chi si dovrebbe quindi assegnare un incarico per fornire delle idee su come restituire la percezione di quel torrente perché rappresenti ancora la vita e l'anima di Rovereto? Quel torrente fonte per la città di acqua ed energia ma che oggi non esprime né bellezza né qualità». Per Zenatti, insiste Tomazzoni, ci si dovrebbe affidare «ad uno strutturista o un ingegnere idraulico, come se la tenuta delle sponde possa essere il generatore dell'idea di un futuro rapporto tra città e torrente». Non c’è da stupirsi, prosdegue Tomazzoni, visto che è «pratica diffusa considerare l'aspetto sociale della progettazione (e ancor di più della pianificazione) come un impiccio (...) Come se i calcoli strutturali fossero più importanti delle relazioni sociali, e l'oramai famoso calcolo costi/benefici sia la bussola per determinare il futuro assetto sociale e politico nel processo decisionale dei nostri governanti». Da millenni sapienti, filosofi e matematici (e anche architetti), si interrogano sull'inaccessibile equilibrio della “proporzione aurea”, conclude Tomazzoni. «Non i tecnici però, poiché essa sfugge alla logica del calcolo del più sofisticato elaboratore elettronico. Forse per questo la bellezza non è materia che si può quantificare, e nemmeno banalizzare con un valore economico. E per questo motivo, per qualcuno non ha valore».













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