«Il licenziamento è discriminatorio» 

La Corte d’appello di Trento condanna la Marangoni alla riassunzione dell’operaio con il pagamento degli arretrati



ROVERETO. Era l'unico operaio che si era opposto al licenziamento, uno di quei 46 lavoratori che Marangoni aveva licenziato nell'estate del 2016. Adesso l'azienda dovrà reintegrare il lavoratore. In primo grado il tribunale di Rovereto aveva giudicato legittimo il licenziamento, la Corte d'appello ieri ha ribaltato la sentenza, imponendo alla Marangoni il reitegro ed il pagamento di tutti gli stipendi non versati, dal 2016 al ritorno sul lavoro. L'accordo sindacale per il licenziamento di 46 lavoratori Marangoni era stato causa di polemiche e scontro, tra i sindacati confederali e quelli di base, con questi ultimi che contestavano le modalità scelte. Ed era proprio iscritto al Sindacato di base multicategoriale l'operaio che adesso Marangoni dovrà riassumere. La Corte d'appello ha giudicato il suo licenziamento "discriminatorio". Le motivazioni di questa sentenza verranno date in seguito. Per i sindacati di base il tipo di accordo sancito con l'azienda avrebbe dato maggiore possibilità di scelta alla Marangoni su chi mandare a casa. Fatto sta che i giudici della Corte hanno definito nella sentenza il licenziamento "illegittimo in quanto discriminatorio". La Marangoni è stata condannata a riprendere con sè l'operai licenziato e a pagargli 2.054,43 mensili dalla data del licenziamento alla reintegrazione oltre rivalutazione e interessi dalle singole scadenze, oltre alla copertura delle spese processuali. Per l'azienda si tratta di un brutto colpo, il sindacato di base invece canta vittoria. «Anche in questo caso, come accaduto in per un analogo caso ad Arcese, giustizia è fatta Sarà interessante attendere le motivazioni che hanno indotto la magistratura a dichiarare discriminatorio il licenziamento dell’operaio», commenta Fulvio Fammini, del sindacato di base multicategoriale di Trento. Flammini attacca sia i sindacati Cgil - Cisl e Uil per l'accordo allora stipulato con Marangoni sui licenziamenti, ed anche la Provincia ed in particolare l'assessore Olivi, per le precedenti operazioni di lease-back e aiuti fatti per salvare la Marangoni. Operazioni di cui aveva beneficiato anche Arcese. «A differenza di Arcese - aggiunge Flammini - Marangoni aveva ottenuto che la quasi totalità dei licenziati sottoscrivesse un accordo individuale di rinuncia alla contestazione del recesso, dietro incentivo all’esodo. L’unico operaio iscritto al sindacato di base aveva rifiutato l’elemosina offertagli dall’azienda (si fa per dire!) ed aveva impugnato il licenziamento. Assistito dall'avvocato Angelo Modena e sostenuto da noi, l'operaio ha proseguito l'iter giudiziario, pur tra molte difficoltà. La sua resistenza è stata ripagata», conclude Flammini. (m.s.)

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