Alto Garda, scoppia l’emergenza nutrie 

La Forestale lancia l’allarme: «Spesso finiscono nelle piscine, sono un pericolo per l’uomo». Di notte le battute di caccia


di Gianluca Ricci


ALTO GARDA. È un nemico invisibile e silenzioso. Di giorno se ne sta acquattato nella sua tana scavata nel terreno mentre di notte esce allo scoperto per cibarsi e colonizzare il territorio. È anche un nemico subdolo, però, visto che il suo aspetto induce l’uomo ad una naturale compassione, simile com’è al castoro, protagonista di tanti disegni animati e ben presente nell’immaginario collettivo di tutti. Si tratta della nutria, la cui presenza sulle sponde settentrionali del lago di Garda è diventata talmente diffusa da essere considerata ormai una vera e propria emergenza. I numeri parlano chiaro: nel 2016 le guardie forestali ne avevano abbattuti 124 esemplari, 140 nel 2017 e 129 lo scorso anno, un numero inferiore, seppure di poco, a quello dell’anno precedente a causa della diminuzione delle battute notturne di caccia provocata dall’assottigliamento delle risorse a disposizione.

La nutria predilige gli habitat umidi e preferisce vivere a contatto con l’acqua, nei pressi della quale trova la maggior parte delle piante di cui abitualmente si nutre. Fino al 2014 era considerato un animale selvatico, con tutte le problematiche del caso legate al controllo della sua proliferazione: all’epoca si decise allora di non considerarlo più tale, in modo da affidare agli enti locali la responsabilità della sua gestione. In Trentino la competenza dal 2016 è diventata provinciale, ma è proprio in quegli anni che nell’alto Garda ha iniziato a riprodursi in quantità considerate dalle autorità forestali incompatibili con l’ambiente in cui si trova. Va infatti tenuto presente che la nutria può veicolare malattie pericolose per l’uomo come la leptospirosi e che dunque deve essere tenuta ben lontana dagli insediamenti umani.

Eppure già qualche anno fa in uno degli alberghi più belli di Riva del Garda ci fu la necessità di allertare la forestale perché venti esemplari si stavano godendo la bellezza del suo parco e altri venti erano pronti all’esterno a subentrare agli altri. Che si tratti di un grosso problema lo ha riconosciuto senza mezzi termini anche l’ispettore capo della Stazione Forestale di Riva del Garda Ezio Berteotti durante la Sessione forestale dell’Alto Garda (sono compresi i Comuni di Arco, Dro, Drena, Nago-Torbole, Riva e Tenno, e l’Asuc di Ville del Monte) che si è svolta l’altra sera ad Arco. «È una vera e propria emergenza – ha ammesso Berteotti – anche se fino ad oggi se ne sono accorti in pochi. Si tenga presente che l’eccessiva presenza di nutrie potrebbe mettere in difficoltà l’intera industria del turismo. Quando uno di questi animali infatti entra in una piscina, c’è poi l’obbligo da parte del proprietario di sanificarla attraverso specifiche procedure che scongiurino il pericolo di contagio nei confronti di chi la piscina la utilizza, con tutte le conseguenze del caso. Le feci e l’urina dell’animale possono infatti veicolare non solo la leptospirosi, ma anche altre malattie in grado di colpire il fegato dell’uomo». Insomma, una presenza graziosa, ma sgradita. Ecco perché molte notti gli uomini della Forestale si attrezzano di tutto punto e, dopo aver avvisato le autorità, escono sul territorio per abbattere quanti più esemplari possibile: un’operazione indispensabile, visto che le femmine, sessualmente attive già a quattro mesi di vita, possono partorire due volte all’anno e mettere al mondo almeno cinque cuccioli alla volta.

Se non si controllasse il fenomeno, con tutti i laghi e i corsi d’acqua che ci sono sul nostro territorio, l’alto Garda si troverebbe invaso dalle nutrie nel giro di pochi anni. E rischierebbe soprattutto di veder compromesso l’equilibrio faunistico faticosamente controllato dagli uomini della Forestale.

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