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Reddito di cittadinanza, in Trentino gli sms sono 278

I “fragili” avranno il reddito di cittadinanza fino a fine anno, poi scatta l’assegno di inclusione. Agli “occupabili” invece il supporto per la formazione da 350 euro, ma solo per un anno


Jacopo Strapparava


TRENTO. Sono 278 i nuclei familiari residenti nella provincia di Trento che a partire dal primo di agosto hanno cessato di incassare il reddito di cittadinanza. Sono famiglie senza minori, senza disabili, senza ultrasessantenni a carico e che non risultano presi a carico del sistema di servizi sociali dei Comuni. In base al decreto Lavoro (d.l. 48 del 2023, approvato dal Consiglio dei ministri il primo maggio scorso) sono stati considerati «occupabili». Il dato è stato fornito dagli uffici trentini dell’Inps di via delle Orfane 8. Della riforma del reddito di cittadinanza, in realtà, si parla da mesi.

La nuova normativa è arrivata il giorno della festa dei lavoratori, ma che il sistema di sussidi anti-povertà voluto dai 5 Stelle aveva i giorni contati lo si capiva fin dallo scorso settembre, quando Giorgia Meloni vinse le elezioni politiche. Se il tema è tornato di attualità è per via degli sms con cui l’Istituto di previdenza ha avvisato gli ex beneficiari che dopo il mese di luglio il sussidio non sarebbe più stato erogato. I giornali si sono buttati sul tema, e ha preso a circolare una stima secondo cui le famiglie rimaste senza reddito sarebbero 169 mila in Italia (SkyTG24 ha parlato di 21 mila 500 sospensioni a Napoli, 12 mila 225 a Roma, 9 mila a Catania, 7 mila 600 a Caserta, 5 mila 234 a Cosenza, 4 mila 806 a Salerno, 4 mila 615 a Torino, prima in classifica tra le città del Nord).

I sindacati e le opposizioni hanno quindi rilanciato le notizie dei giornali, sia per la misura in sé, sia per il fatto del metodo in cui l’Inps ha comunicato la notizia ai diretti interessati. Il governatore della regione Campania Vincenzo De Luca (Pd) ha parlato di «Trauma sociale». Il Fatto Quotidiano ha titolato: «Rubano ai poveri per buttare 4-6 miliardi in tank», gigante in prima pagina. Dagli uffici dell’Istituto di previdenza ricordano che ad ogni modo, con la nuova normativa, i sussidi non spariranno del tutto. Il vecchio reddito di cittadinanza sarà sostituito da due nuovi strumenti. I «fragili» - le famiglie in cui c’è almeno un minore, un disabile o un ultrasessantenne - da agosto a settembre continueranno a ricevere il reddito di cittadinanza, a partire dal primo gennaio otterranno il nuovo «assegno di inclusione», per loro in pratica cambierà poco.

Gli «occupabili», invece - le famiglie che, secondo il governo, devono andare a lavorare - a partire dal primo settembre riceveranno un nuovo sussidio chiamato «supporto per la formazione e il lavoro»: 350 euro al mese, a patto di frequentare i corsi dei centri dell’impiego, al massimo per un anno (e non c’è niente di automatico, bisogna fare domanda). Da noi in Trentino la situazione è diversa, sia perché - come ci dicono dalla Provincia - «i trentini con Rdc non sono molti» - sia perché le famiglie più povere sono comunque coperte dall’assegno unico provinciale,e il rischio di finire da un giorno all’altro nell’indigenza totale è più contenuto. Nella sola provincia di Trento, secondo i dati dell’Osservatorio sul Reddito di cittadinanza dell’Inps, nel mese di giugno 2023 hanno percepito il reddito di cittadinanza 1.925 nuclei familiari (4.921 persone coinvolte) con un importo medio di 435,56 euro a famiglia. 453 nuclei (495 persone coinvolte) hanno ricevuto la pensione di cittadinanza, con un importo medio di 225,19 euro a famiglia.

L’Inps fornisce anche i numeri dei nuclei richiedenti reddito e pensione di cittadinanza e la loro evoluzione negli anni. Nel 2019 (dati aprile - dicembre) sono stati 7.917, nel 2020 5.565, nel 2021 7.299, nel 2022 6.274 , nel 2023 (dati gennaio - giugno) 2.788. Numeri contenuti che si aggirano tra lo 0,4 e lo 0,6% della popolazione trentina. All’Agenzia del Lavoro, che dipende dalla Provincia e non ha a che fare con il reddito di cittadinanza, ieri mattina riferivano che in Trentino proteste e assalti ai centri dell’impiego non se ne sono visti.













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