levico terme - aveva appena 55 anni 

«Uomo di gran levatura morale» 

Commosso addio a Carlo Rossi, stimato educatore del “Don Ziglio”


di Franco Zadra


LEVICO TERME. La comunità di Levico si è raccolta numerosa attorno ai famigliari di Carlo Rossi, l’educatore del Centro don Ziglio mancato improvvisamente a soli 55 anni. Salutato con un «arrivederci», ha detto don Franco Pedrini introducendo la messa funebre, iniziata con un buon quarto d’ora di ritardo in attesa che si esaurisse la lunga fila di coloro che hanno voluto aspergere con l’acqua benedetta il feretro e abbracciare i familiari. Don Franco ha riletto nell’omelia il messaggio che i colleghi di lavoro di Carlo, i ragazzi ospiti del Centro don Ziglio, il consiglio di amministrazione con il direttore e la presidente, avevano scritto tratteggiandone la figura «una persona di grande levatura morale e professionale, ha sempre lottato per gli ideali che lo hanno portato a scegliere questo lavoro. Uomo di stimolo e carisma, capace di profondità e allo stesso tempo con un grande senso dell’umorismo che in tanti momenti ha aiutato il nostro lavoro quotidiano, non sempre facile. Per Carlo il Centro don Ziglio è stato una seconda famiglia nella quale ha saputo esprimere la sua professionalità e competenza a favore dei ragazzi». Parole, e ne sono state dette tante, capaci di aprire il cuore e inumidire gli occhi anche del più lontano e sconosciuto dei presenti.

Una celebrazione dall’atmosfera molto suggestiva, con il “coretto della Roberta” a riscaldarla con l’armonia dei canti liturgici che ha permesso a don Franco di ribadire la proposta cristiana di fronte al fatto inevitabile e tranciante della morte. «Un fatto che lascia senza parole - ha detto in sintesi il parroco -, e il prenderne coscienza quasi vieta di dare espressione alla speranza, ma le cose piccole, diceva Georges Bernanos, hanno l'aria di nulla ma danno la pace. Così come basta guardare alla vita di Carlo, spesa nell’amore per gli altri, per poter cogliere la concretezza di quello che è per noi qui l’ultimo rifugio della speranza».

Il saluto di una nipote, di un’amica, di un atleta del Circolo Nautico Caldonazzo, il bacio di mamma Fernanda, e un colpo di nocche sul feretro della moglie Annalisa hanno ribadito un «arrivederci Carlo, e grazie di tutto ciò che sei stato», e continui a essere.













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