Immigrati: cifre e racconti per non avere più paura 

Partecipato incontro a Baselga di Piné con operatori del settore per sfatare tanti luoghi comuni. Giovedì 22 nuova serata con interventi di giovani profughi


di Giannamaria Sanna


BASELGA DI PINÉ. Una serata dedicata all’immigrazione affinché una conoscenza più approfondita, in tutti i suoi aspetti, aiuti a capire il fenomeno che ha radici antiche nel tempo. Ideata da don Stefano Volani, parroco di Baselga di Piné, perché è un modo per non dimenticare i milioni di persone che nel mondo sono stati emigranti e che ancora emigrano alla ricerca di una vita migliore. Il sindaco Ugo Grisenti ha ricordato come la comunità pinetana ha saputo dimostrare una capacità di accoglienza straordinaria, con iniziative da parte di numerose associazioni per agevolare il loro inserimento, ma anche come i profughi ospitati si siano dimostrati disponibili a essere coinvolti in lavori di ripristino e abbellimento dell’ambiente. I lavori, coordinati e moderati da Giorgio Andreotti, che ha fornito una serie di dati economici su come la Comunità europea contribuisce ai costi dello Stato italiano, su come un Paese poco prolifico come l’Italia gli immigrati siano una risorsa, e presentato il nuovo decreto Minniti che regolamenta il settore, sono proseguiti con la proiezione di un breve filmato, tratto dal film “Fuocoammare” di Gianfranco Rosi ispirato dal libro “Lacrime di sale”, di Pietro Bartolo. Anita Dallaserra ha letto alcuni pensieri molto intensi di questo medico. Ricordiamo «è dovere di un uomo, che sia un uomo, aiutare queste persone».

Il sociologo Antonio Scaglia, studioso e conoscitore dei fenomeni delle migrazioni ha ricordato quello odierno, ma ha insistito sul non dimenticare le grandi migrazioni, con milioni di persone che si spostavano dal vecchio al nuovo continente avvenute nel secolo diciannovesimo e agli inizi del ventesimo, su grandi e sovraffollati bastimenti, in situazioni insane come le attuali, che hanno coinvolto anche i nostri nonni: «Alcuni si commuovono davanti alle parole di Pietro Bartolo, ma non è sufficiente la commozione, dobbiamo usare la testa e aiutarli. Lo slogan “aiutarli a casa loro” è bello ma poi rimane inattuato. L’Onu ha fatto molto, ma non a sufficienza. Sono abituati a vivere in comunità molto unite e il sentimento, nell’abbandonare la loro terra, è più profondo e diverso da quello che sentiamo noi, pertanto sarebbe giusto aiutarli a vivere, però, con dignità nei loro paesi. Non dobbiamo dimenticare però che la loro presenza è anche una risorsa perché ci aiuta a diventare una società più elastica e più aperta».

Il dottor Fabio Chesani, medico che da quasi trent’anni presta servizio in strutture che accolgono i profughi, recentemente assieme ad alcuni colleghi ha costituito il Gris (Gruppo immigrati e salute), organizzando a Trento e Rovereto un ambulatorio settimanale costante per i profughi, per non sovraccaricare il servizio pubblico. Nella sua attività di medico, ha affermato che la presenza dell’immigrato non rappresenta un problema sanitario per la nostra zona. Le malattie, trasmissibili o meno, non trovano alcun collegamento tra noi e i migranti i quali arrivano da tutto il mondo. Sono, infatti, duecento i Paesi presenti, con molte persone che provengono dall’Est con problemi di lingua che complicano la comprensione dei sintomi. Ha chiuso la serata la dottoressa Serena Naim, esperta del Cinformi, sull’inserimento al lavoro dei profughi. I ragazzi potrebbero, legalmente, lavorare sul territorio, dopo 60 giorni e il Cinformi li orienta sul possibile mondo del lavoro, offre percorsi serali per il conseguimento della licenza di terza media e fornisce loro tutti gli strumenti necessari per accedere ad un lavoro giusto da intraprendere in futuro. Ha anche istituito con le aziende una forma di tirocinio meno oneroso per inserirli, almeno temporaneamente nei settori dove avevano già esperienze lavorative.

Fra gli interventi anche la voce di un senegalese, laureato in economia e finanza, sotto protezione perché rifugiato politico, che ha riscontrato da parte dei datori di lavoro una paura insensata («perché abbiamo i documenti necessari») ad assumerli. Queste serate informative dovrebbero essere più numerose per trasmettere sicurezza agli abitanti e al mondo imprenditoriale, ha affermato. Nel concludere Scaglia ha ricordato che quanto più si lavora, più si dà lavoro. La prossima serata si terrà giovedì 22 con interventi dei giovani sulle loro esperienze.

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