Il maltempo ha graziato le campagne del Perginese 

Agricoltura. Il presidente della Coldiretti dell’Alta Valsugana, Luca Lazzeri: «Per fortuna, a parte le mele che sono cadute a terra a causa del forte vento, non sono stati rilevati danni di particolare rilievo alle colture della nostra zona»


Fraco Zadra


Pergine. I titolari di aziende agricole nel perginese, associati a varie associazioni come Coldiretti, ma anche di ConfAgricoltura, Acliterra, o Cia Trentino, per dire solo le più note, in previsione dello scorso weekend, guardavano con preoccupazione alle allerte meteo, arrivate fino al grado di “arancione”, diramate con anticipo da Meteo Trentino, «ma per fortuna – dice Luca Lazzeri, presidente della locale Coldiretti –, a parte le mele cadute per il forte vento, non ci sono stati danni di rilievo alle colture della zona». Una occasione per chiedere a chi ha le mani in pasta quale è l'attuale stato di salute del comparto agricolo nel perginese.

«Occorre guardare a vari aspetti - spiega Lazzeri – per capire la nostra realtà agricola. Per quanto riguarda i meleti, che prevalgono su altre culture come per esempio la viticoltura, e anch'io per le mele sono socio conferitore nel consorzio, quest'anno la produzione, soprattutto per la golden delicius è un po' carente, ma sembra profilarsi una migliore pezzatura e qualità che dovrebbe compensare la diminuita resa, almeno rispetto all'anno scorso, e ci si augura, data la ricettività del mercato, una buona stagione dal punto di vista dei prezzi, migliore del 2019 che pure non è andato male, anche se occorre fare una media sui tre, cinque anni. Ci sono poi tutti i protocolli anti Covid da applicare per l'ingaggio dei raccoglitori stagionali, da Romania e Bulgaria, disciplinati da un vademecum della cooperazione trentina assieme alle associazioni di categoria, una difficoltà in più (e spese di sanificazione in più) anche perché in genere le aziende facevano affidamento su lavoratori ormai “fidelizzati” negli anni, che stiamo comunque affrontando».

Le ciliegie e i piccoli frutti in genere, per il presidente di Coldiretti, rappresentano una bella realtà del perginese e una fetta importante delle colture presenti. «La realtà di Sant'Orsola – dice Lazzeri - per l'investimento che ha fatto può portare progresso e sviluppo al territorio, e vi sono impegnate anche altre realtà cooperative e aziende private. Si deve considerare poi che il lavoro agricolo nel perginese presenta ancora possibilità di espansione con la presenza di terreni agricoli incolti o che non hanno tuttavia trovato la loro destinazione. È un settore nel quale è importante consorziarsi, ma ugualmente importanti sono le presenze di privati che con passione vi si dedicano e che riescono a essere sinergici tra loro».

L'agricoltura ha poi tutte le sue tutele, quelle attive che attingono nel patrimonio di conoscenze di chi ci ha sempre lavorato e che vedono l'implementazione di impianti antigrandine, oppure la lotta alla cimice asiatica con la vespa samurai, e quelle passive come sono le tutele assicurative che vengono attivate per moderare gli imprevisti legati agli eventi calamitosi, che possono certo ripianare le perdite aziendali, ma non il mancato apporto di prodotto ai consorzi.

«Al giorno d'oggi – continua Lazzeri – è difficile improvvisarsi agricoltore e non è certo facile partire da zero, anche se non impossibile. Ci vuole la passione e vocazione. Se uno lo fa solo per il guadagno può andare incontro a delusioni perché non sono sempre buone annate. Ma è di sicuro un settore che può dare soddisfazioni personali e può interessare molto anche i giovani».

Il momento, dunque, non è dei più facili, con un aumento della burocrazia, dei costi, nonostante la meccanizzazione, e con dei ricavi non sempre in linea con le aspettative e margini ridotti, però l'agricoltore vero ha dentro qualcosa che lo fa andare avanti.

Nel perginese non ci sono solo coltivazioni ma anche qualche realtà zootecnica – c'è per esempio anche un'azienda che si occupa di struzzi – e delle realtà dell'agriturismo, con tutto quello che rappresentano in supporto al turismo.

«La specializzazione – conclude Lazzeri –, in agricoltura, come in zootecnia o agriturismo, mantenendo una certa qualità del prodotto, e tanto sacrificio, sono la strada giusta che può dare continuità».

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