Gli allevatori festeggiano Sant’Antonio

PERGINE . Gli allevatori riscoprono il loro Santo Patrono a livello di associazione. Ieri Sant’Antonio abate è stato celebrato nella chiesa dei padri francescani a Pergine da una quarantina di...



PERGINE . Gli allevatori riscoprono il loro Santo Patrono a livello di associazione. Ieri Sant’Antonio abate è stato celebrato nella chiesa dei padri francescani a Pergine da una quarantina di allevatori, agricoltori, malgari, casari. A riscoprire questo tradizionale ritrovo religioso è stato Fausto Zamboni della Vigolana che appunto nei giorni scorsi a contattato gli allevatori dell’Alta Valsugana con a capo il presidente Fabio Sighel. L’adesione è stata così, particolarmente massiccia alla messa celebrata da padre Svaldi, guardiano del convento di Pergine. Dal Pinetano alla Vigolana, passando per Pergine, Levico, ma anche Tesino e Lavarone, nonché valle dei Mòcheni, gli allevatori si sono ritrovati ripristinando un antico momento di condivisione. Il culto a Sant’Antonio abate risale alla seconda metà del 300. E’ uno dei più illustri eremiti della storia della Chiesa. Nato a Coma, nel cuore dell'Egitto, intorno al 250, a vent'anni abbandonò ogni cosa per vivere dapprima in una plaga deserta e poi sulle rive del Mar Rosso, dove condusse vita anacoretica per più di 80 anni: morì, infatti, ultracentenario nel 356. Già in vita accorrevano da lui, attratti dalla fama di santità, pellegrini e bisognosi di tutto l'Oriente. Molte le leggende intorno alla sua figura, anche quella secondo la quale, per una notte agli animali è data facoltà di parlare.

Ieri mattina, per la messa (alle 11), è stata recitata la particolare preghiera per invocare la benedizione sugli animali e sull’attività agricola in generale. Marco Casagranda, titolare dell’azienda Le Mandre di Bedollo, ci ha detto che «l’iniziativa riprende dopo molti anni di abbandono. Intendiamo proseguire negli con questa proposta per rinverdire la fede, un po’ sbiadita in questi tempi». (r.g.)













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