Gianfranco batte il Coronavirus ma si arrende al destino crudele 

Baselga di Piné. Bortolotti ha perso la vita a Bruxelles cadendo, per il cedimento del parapetto, dal balcone di casa Tra poco avrebbe compiuto 60 anni e sarebbe andato in pensione lasciando il lavoro di traduttore alla Comunità Europea


Giannamaria Sanna


Baselga di piné. Il 23 settembre, al compimento dei sessant’anni, Gianfranco Bortolotti sarebbe andato in pensione, avendo concluso il suo impegno lavorativo, e trascorso la maggior parte della sua vita, in territorio belga, e avrebbe fatto ritorno in Italia. Aveva fatto tanti sogni e avviato progetti da realizzare, in parte, nella “sua” Genova, dove aveva seguito la prestigiosa Scuola per interpreti, ma anche sull’altopiano pinetano, nella frazione di Miola dove vivono la mamma, la sorella Laura, i fratelli Ivano e Fulvio e molti cari amici. Purtroppo, la fatalità (tutti muoiono nel giorno stabilito dal destino… afferma Seneca), ha messo la parola fine a tutti i suoi desideri.

Tragico destino

Il suo destino si è compiuto con l’inatteso cedimento del parapetto del balconcino del suo appartamento, situato al primo piano di un palazzo storico, nel centro di Bruxelles, e con il conseguente tragico volo che si è concluso, dopo circa 4 metri, con la caduta sul selciato davanti ai piedi dell’amica Rosanna che gli stava portando dei viveri, come faceva da quando era uscito dall’ospedale. Il Corona virus, che lo aveva contagiato sul lavoro, e lo aveva visto ricoverato in ospedale per due mesi lo aveva molto indebolito ed erano i suoi amici, la più vicina dei quali era appunto Rosanna, che provvedevano soprattutto ai suoi bisogni alimentari.

Il ricordo di mamma Lina

«Aveva perso più di dieci chili, con il Coronavirus e faceva ancora fatica a spostarsi autonomamente. Gianfranco era un ragazzone molto vivace - ricorda mamma Lina -, ma molto affettuoso. Tutti lo ricordano con simpatia quando, durante le vacanze, ci aiutava nel supermarket di Miola che gestivo assieme a mio marito Pio. Amava la storia dell’arte e si era nutrito di questa passione girando il mondo, visitando e studiando le chiese più antiche e studiando i monumenti del passato. Avrebbe, sicuramente, scelto questa passione, anche come lavoro, ma allora non aveva trovato la strada giusta per intraprenderla. Era una persona molto dotata, in particolare per le lingue, e io lo avevo accompagnato in molti viaggi, ma ricordo soprattutto l’ultimo in Giappone dove ho potuto ammirare, avendo un cicerone stupendo, templi bellissimi e una popolazione con un raro rispetto per la sua storia».

Le parole dell’amico

«Subito dopo la laurea - ricorda Sandro uno dei suoi più cari amici - era partito per l’India e aveva percorso più di settecento chilometri a piedi per parlare con la gente, studiare la storia e conoscere l’arte e le tradizioni di quell’antico paese».

Gianfranco Bortolotti era una persona riservata, uno studioso e era molto assorbito dal suo lavoro interessante e impegnativo di interprete simultaneo e traduttore alla Comunità Europea. Conosceva e parlava fluentemente sette lingue che aveva studiato, inizialmente da autodidatta «con le cassette», dice la sua mamma, in seguito frequentando la scuola interpreti di Genova, molto famosa per la preparazione degli allievi. Trentatré anni fa aveva partecipato al concorso indetto per due interpreti/traduttori dalla Cee e lo aveva vinto.

«Era molto bravo - racconta ancora la mamma -, e quando Romano Prodi divenne presidente della Commissione Europea, dal 1999 al 2004, Gianfranco fu l’interprete ufficiale della Commissione, con l’incarico di predisporre tutti gli incontri nel mondo».

I fratelli Ivan e Fulvio, appena appresa la notizia del tragico incidente, sono partiti per Bruxelles per espletare le necessarie pratiche, che saranno piuttosto complesse in questo periodo di restrizioni sanitarie, per riportare con quest’ultimo viaggio la salma di Gianfranco a casa, sull’altopiano dove si terrà anche la cerimonia funebre.













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