Cassa divisa tra Senesi e Andreaus 

Credito cooperativo. La Rurale Alta Valsugana sabato eleggerà il presidente. La scelta dei soci sarà tra la continuità del primo, che come  “Pergine” la ha guidata dal 1990 fino a oggi, e il professore di economia (il secondo) che rappresenta un possibile punto di rottura e svolta


ROBERTO GEROLA


Pergine. La sfida sarà sabato. Tra Franco Senesi (uscente) e Michele Andreaus (candidato) i soci sceglieranno il presidente della Cassaa Rurale Alta Valsugana. Franco Senesi: 72 anni, in carica da quasi 30 anni (era stato eletto nel 1990), geometra, esperienze ai vertici di altri istituti bancari, oltre che come assessore in municipio a Pergine, è presidente di Mediocredito e fa parte di organi collegati. Michele Andreaus: 66 anni, origini perginesi, residente a Civezzano, professore ordinario di Economia e management all’Università di Trento da 13 anni, esperienze in istituti bancari e finanziari. E’ nei cda del gruppo Poli e Casa Girelli spa. E’ consulente della Provincia, del Tribunale e del Tar. Per le Rurali in Valsugana ha organizzato partecipandovi incontri con personaggi dell’economia.

Franco Senesi
«Mi sono reso disponibile a ricandidarmi, perché me l’ha chiesto, nella sua assoluta maggioranza, il consiglio della Cassa Rurale che è l’espressione di tutto il nostro ambito. Un consiglio di esperienza, che, in coscienza, ha rinunciato a qualche ambizione personale per porre in primo piano il presente e il futuro della Cassa. Un gruppo di persone, che io immagino come una squadra, che in questa fase, ha ritenuto che la continuità è la soluzione migliore. Ma è stata anche una scelta personale. Una scelta di cuore. Il cuore che ho messo in tutto il mio percorso stringendo mani, ascoltando imprenditori e gente comune. Una passione che ho trasmesso a tanti che ora vedono la Cassa come un solido punto di riferimento. Mi ricandido perché penso alla Cassa e al suo territorio, al sistema delle Casse Rurali e al Gruppo Bancario. Penso alle persone, alle imprese e alle associazioni. Penso al futuro, che è figlio di un passato che ho vissuto in simbiosi con la Cassa. Non è attaccamento a una poltrona. È la presa di coscienza che ho una responsabilità. Non posso fermarmi a cento metri dal traguardo. I prossimi anni sono strategici per le Rurali e per i cittadini che ad esse chiedono sviluppo economico e crescita sociale. Quello che ho imparato lo devo mettere a frutto e a servizio. Ora! Il mondo si è allargato anche per noi. Il Gruppo unico, le responsabilità trentine, le nuove regole bancarie. Materia delicata che necessita di esperienza e rapporti. Esperienza e rapporti intessuti negli anni a vari livelli, locali, nazionali e oltre. Sarebbe troppo facile lasciare adesso. Non l’ho fatto quando la crisi ha consigliato a molti di andarsene. La vita mi ha insegnato a tenere duro. Come unica scelta ho il bene della Cassa, da perseguire con un consiglio coeso e preparato per un futuro che garantisca alla nostra comunità la propria banca».

Michele Andreaus

«Mi candido perché penso sia giusto che il socio possa scegliere tra due modelli e visioni diverse. Penso che sia indispensabile recuperare il rapporto con il socio: basta vedere l’esito delle pre-assemblee per capire che questo rapporto forse non si è rotto, ma si è notevolmente sfilacciato. La Cassa Rurale, un po’ come il movimento cooperativo, ha distrutto capitale sociale e la gestione non può essere basata solo sui parametri finanziari. Sono sì necessari, ma dopo va definito un progetto attorno al valore economico che la banca crea. Questo valore che è vincolo (la banca deve essere sana), ma poi strumento per la realizzazione di un progetto: il profitto non deve essere fine a sé stesso. Il rapporto lo si può recuperare innanzitutto attraverso il confronto: il socio deve sentirsi libero di dire la sua, anche se ha un’idea diversa rispetto al presidente o al consigliere. Deve poter toccare con mano che la Cassa Rurale è un’espressione della comunità, non può essere percepita come divisiva. E questo legame è bidirezionale: cosa può fare la Cassa per la comunità, e cosa la comunità può fare per la Cassa? Ma per fare questo, è necessario essere sempre aperti al confronto. La partecipazione è libertà, il confronto è l’energia vitale di ogni organizzazione: anche se richiede tempo, è necessario. Per fare questo, il mio orizzonte temporale è di massimo due mandati, poi via: sono cariche a servizio della comunità e non viceversa. Però in questi due mandati si fa crescere un gruppo di persone, all’interno e all’esterno della Cassa, in modo che si inizi a costruire una futura classe dirigente, persone che abbiamo voglia e capacità di spendersi per la comunità. La banca deve essere inclusiva, senza divisione tra soci bravi e soci cattivi. Inclusione e partecipazione sono le facce della stessa medaglia, in questo contesto devono nascere le candidature. La mia non è stata una candidatura contro qualcuno, come è stato fatto passare, ma per la Cassa Rurale. Idee, giuste o sbagliate, ma è giusto mettere in condizione il socio di scegliere liberamente».















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