Un prato in mezzo alle case per settemila chiocciole 

La scommessa. Andrea Fedrizzi da quest’anno le alleva a Toss di Ton per scopi gastronomici rifacendosi alla tradizione nonesa. Una delle condizioni era evitare qualsiasi tipo di trattamento


Fabrizio Brida


Ton. Di giorno si nascondono bene tra l’insalata e le foglie di cavolo cappuccio, per uscire allo scoperto di sera, quando l’aria si fa più fresca. Le lumache, o meglio le chiocciole, fanno parte della tradizione culinaria nonesa da sempre, anche se ultimamente si è andata un po’ perdendo quest’usanza che profuma di tempi passati. A Toss, nel comune di Ton, a pochi passi dalle abitazioni con vista su Castel Thun, c’è un allevamento speciale.

È la casa di 7.000 esemplari di chiocciole: 1.500 metri di prato che Andrea Fedrizzi, classe ‘80, di mestiere impiegato alla Coldiretti e agricoltore per passione, ha deciso di riservare all’elicicoltura, termine tecnico che indica l’allevamento di chiocciole per scopi gastronomici.

Produzione ecologica

Dopo averci studiato su per un paio d’anni e dopo essersi rivolto all’Istituto Internazionale di Elicicoltura a Cherasco, in provincia di Cuneo, per la consulenza e i materiali, quest’anno Fedrizzi ha iniziato la sua nuova attività, con l’auspicio di concretizzare il suo progetto e tutta la voglia di crescere strada facendo. «L’idea è nata perché in questo prato in mezzo alle case, dove prima c’erano mele, volevo coltivare qualcosa di ecologico – racconta Fedrizzi –. Cercavo però un prodotto diverso dalla solita frutta. E così ho pensato a un allevamento di chiocciole a fine alimentare». Una scelta coraggiosa, che tocca l’apice dell’ecologia. L’allevamento non richiede infatti nessun tipo di trattamento. E anzi, anche l’eventuale diserbo per rendere più facile la pulizia dei passaggi verrà fatto con prodotti naturali, come per esempio l’aceto.

Ciclo naturale

Verso fine aprile vengono piantate la bieta, l’insalata e il cavolo cappuccio, mentre in estate avviene la semina dei soggetti riproduttori. Non serviranno poi altri inserimenti perché, dopo il primo, il ciclo naturale di produzione è avviato. La raccolta degli esemplari adulti (riconoscibili perché hanno la conchiglia bordata) avviene invece in autunno, in orario serale, quando le chiocciole si “arrampicano” sulle reti.

«Si va poi a vendere l’animale vivo e spurgato, pronto al consumo – spiega Fedrizzi –. Cercherò di puntare sui ristoranti locali, proponendo un prodotto del territorio, a km0».

A dare una mano ad Andrea e a credere insieme a lui in questo progetto c’è tutta la sua famiglia, con i suoi due bambini che tutte le mattine vanno a controllare che le chiocciole siano sane e vivaci. «Tutti in famiglia hanno sostenuto la mia idea e mi hanno aiutato – rivela –. In tanti, poi, mi hanno fatto i complimenti per questa sfida. Ci siamo messi in gioco, ci siamo informati e ci abbiamo investito tanto. Ora la speranza è di ottenere i risultati sperati».

I cosmetici, un giorno

Con la possibilità, magari, di allargare un giorno la produzione. Anche abbracciando ambiti diversi. «Un’idea potrebbe essere collegarsi al mondo della cosmesi – conclude Fedrizzi –. Esistono infatti vari prodotti derivati per esempio dalla bava della lumaca». Ma quello, eventualmente, sarà il futuro. Il presente racconta di 7.000 esemplari di chiocciola pronti a far rivivere la tradizione culinaria della Val di Non.

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