cagnò - domenica la rievocazione del gruppo arzberg  

“Processo alla Strega” a Casa Bolego

CAGNÒ. Domenica prossima alle 20.30, nel giardino di Casa Bolego (o in teatro alla stessa ora, in caso di pioggia) ci sarà la rievocazione storica del “Processo alla Strega” a cura del Gruppo...



CAGNÒ. Domenica prossima alle 20.30, nel giardino di Casa Bolego (o in teatro alla stessa ora, in caso di pioggia) ci sarà la rievocazione storica del “Processo alla Strega” a cura del Gruppo Storico Arzberg Valle di Non in collaborazione con il Comune. Gli attori, le musiche, le luci e l’atmosfera coinvolgeranno il pubblico proiettandolo nella valle di Non del ‘500, e quindi nelle località dove i fatti rievocati sono veramente accaduti. “In questa rappresentazione teatrale si parlerà delle streghe, povere donne in un mondo crudo, con una natura sprezzante dell’uomo e dove ogni sasso ed ogni pietra nascondevano forse uno spiritello gentile, l’anima saggia di un torrente, il genio curioso di un albero antico, ogni erba era preziosa alleata contro i mali di stagione, gli infortuni, la sterilità…” - afferma nella presentazione il presidente del Gruppo Arzberg, Nicola Zuech Menghini. Invidie, povertà, terrore, fame, stenti e ignoranza…tutto concorse a bruciare decine e decine di donne, da Coredo a Nogaredo fino a Cavalese.

Le sventurate, accusate di eresia, abiura della fede cattolica, veneficio, omicidio, danni alle persone, al bestiame e ai raccolti, infanticidio, cannibalismo e rapporti sessuali col demonio, vennero incarcerate e costrette con la tortura a confessare. Il tutto ovviamente sotto la saggia egida del “Malleus Maleficarum”, il “Santo Libro” che prevedeva innanzitutto la ricerca del marchio del diavolo. La donna veniva quindi rasata e ispezionata palmo a palmo. Cosa cercavano gli inquisitori? “Nulla: un neo, una macchiolina, una zona insensibile al dolore. Tutto poteva essere ‘il bollo’ di Satana, il capezzolo della strega, quello al quale in demonio si attaccava per nutrirsi. Ma forse, a ben vedere, per quanto umiliante, questo era il meno. Dopo l’ispezione si passava alla tortura” - scrive Zuech Menghini. E forse è proprio questo il punto. Sottolineare come l’orrore dell’Inquisizione riuscì ad insinuarsi malevolo e violento fin nelle zone più remote dell’Europa. La popolazione di allora pensava soprattutto a non morire di fame e a superare i rigidissimi inverni. In quelle zone i terreni coltivabili erano pochi e scoscesi. Il clima, ancora oggi, permette la coltivazione di poche cose, come patate e orzo e poco altro. (g.e.)















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