il caso

«Mendola, sulla strada pochi controlli e zero disciplina» 

Dopo l’incidente mortale. Il sindaco di Ruffré: «Se fossi un ciclista cambierei strada. Molti sono anche i morti evitati di un soffio». La sindaca di Caldaro: «Comuni impotenti o quasi. I motociclisti si scambiano le informazioni via whatsapp per evitare pesanti sanzioni»


Massimiliano Bona


MENDOLA. «Parliamoci chiaro - sottolinea il sindaco di Ruffré Mendola Donato Seppi -. Finora sono stati più i morti evitati di un soffio che gli incidenti mortali. La strada da Caldaro a Passo Mendola è sempre stata ed è tuttora ad alto rischio. Se io fossi un ciclista eviterei assolutamente di percorrere questo tratto». L'intervento arriva dopo la tragedia di sabato, in cui ha perso la vita l'ex hockeista Marco Lacedelli.

«Posti di blocco ravvicinati per evitare il tam-tam tra i centauri via whatsapp».

Il primo cittadino altoatesino di Ruffré-Mendola pone poi l’accento anche sui controlli che in questi anni sono stati anche intensificati: «Concordo con la collega di Caldaro sul fatto che i Comuni possano fare poco o nulla per ridurre il numero dei sinistri stradali mentre ritengo che polizia stradale e carabinieri potrebbero e dovrebbero fare di più. Corrisponde al vero il fatto che i centauri si scambino le informazioni sui posti di blocco via whatsapp ma ci sarebbe un modo per aggirare anche questo problema. Come? Facile: due posti di blocco nel giro di 2-300 metri: così facendo non c’è tam-tam che tenga. E sono convinto che dopo una serie di sanzioni esemplari anche i centauri più indisciplinati si arrenderebbero. Oggi c’è ancora margine per sfrecciare a velocità sostenuta».

La sindaca di Caldaro: «Comuni con le mani legate, motociclisti e ciclisti spesso indisciplinati».

Gertrud Benin, sindaca di Caldaro, allarga le braccia. «La nostra polizia locale, in questi anni, ha fatto a pieno il suo dovere in un contesto oggettivamente difficile. La strada per la Mendola è stretta e in alcuni punti non ci si può fermare nemmeno per i controlli. Poi ritengo che sia soprattutto una questione di disciplina che manca purtroppo sia tra i motociclisti - tra i quali ci sono anche molti stranieri - che tra i ciclisti. Alcuni, fra questi ultimi, viaggiano appaiati e corrono, in tal modo, rischi notevolissimi. Molti centauri hanno sperimentato, negli anni, tecniche sempre più efficaci e veloci per aggirare i controlli».













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