Folla in piazza per la storia di Curon e Resia 

Denno, dopo il film “Il paese sommerso” la testimonianza della figlia di uno degli sfollati in Val di Non



DENNO. Serata perfettamente riuscita quella per la proiezione del film “Il paese sommerso”, sesto appuntamento della rassegna “Denno Estate”. Moltissime persone, mai così tante secondo i responsabili della Pro Loco, hanno assistito alla vicenda stupendamente narrata dal film “Il paese sommerso”, proiettato in piazzetta Belfanti. Il film racconta di quanto avvenne nel 1950 vicino al Passo di Resia, quando gli abitanti del piccolo paese di Curon furono costretti ad abbandonare tutto a causa della costruzione della diga che avrebbe dato vita al grande lago di Resia, realizzata dalla Montecatini per la produzione di energia elettrica. Le case vennero distrutte con l’esplosivo e tutto l’abitato fu poi inghiottito dall’acqua: 163 case e quasi 700 ettari di terreno agricolo sommersi; 150 famiglie contadine persero la loro unica fonte di reddito e la metà fu costretta a emigrare. L’intera Curon e una parte di Resia sono sparite, ma dal pelo dell’acqua, a un centinaio di metri dalla riva, svetta l’ultimo segno della loro storia: il campanile romanico della vecchia chiesa. Oggi simbolo della Val Venosta, protetto dalle Belle Arti e ricercato dai turisti che lo guardano con occhi romantici, il campanile rimane il simbolo di un dramma per la sua comunità ma anche dello spirito di resistenza di quella gente, della loro speranza e della loro forza. L’intenzione del regista è mostrare gli effetti di questa distruzione sulla popolazione di allora e sulle generazioni successive. Uno dei testimoni di tutto ciò e importante interprete del film è Luis Messmer, recentemente scomparso, che ha lasciato un prezioso ricordo del sopruso subito e del forte attaccamento a ciò che per lui è sempre e comunque stata la sua patria: Curon e il Tirolo. A fine proiezione è stato toccante l’intervento della figlia, che con una semplicità disarmante ha fatto capire quanto fosse forte la figura del padre. Un padre che nel film appare a tratti rude e molto arrabbiato, uomo di grandi valori e sentimenti, che ha saputo ricrearsi una vita in Val di Non dove aveva ricevuto, in cambio delle sue proprietà sommerse, un maso in mezzo ai meli di Moncovo, nel Comune di Ton.

La serata si è conclusa con una riflessione sugli attuali scenari di guerra in Siria, dove in analogia con il film molti sfollati, se un giorno potranno tornarci, non troveranno più nulla di quanto hanno lasciato, come ha sottolineato la vicesindaco Annalisa Pinamonti. (f.b.)













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