Dal Parco agricolo al Distretto biologico 

L’associazione Alta Val di Non Futuro Sostenibile compie 10 anni. Pezzini: «Nel 2009 è iniziato un percorso virtuoso»


di Giacomo Eccher


ALTA VAL DI NON. Compie dieci anni l’associazione “Alta Val di Non Futuro Sostenibile” ed è tempo di bilanci. L’associazione, - come ricorda il presidente Giuliano Pezzini – ha preso le mosse la sera del 23 gennaio 2009 nell’aula consiliare del Comune di Sarnonico con un’assemblea pubblica di persone motivate a cercare e promuove uno sviluppo sostenibile per l’Alta valle di Non, in particolare contro la temutissima avanzata della frutticoltura intensiva.

«Lo scopo principale dell’associazione – ricorda Pezzini - era quello di evidenziare l’importanza che le praterie dell’Alta Val di Non rimanessero tali, evitandone la trasformazione in colture intensive che ne avrebbero irrimediabilmente cambiato l’essenza. L’azione dell’associazione, iniziata con colloqui con le amministrazioni locali, con gli operatori dell’agricoltura zootecnica e frutticola, con residenti e ospiti, ha contribuito a rafforzare la consapevolezza che le praterie dell’Alta Val di Non sono una risorsa insostituibile per il benessere di chi le vive o vi trascorre del tempo, dai residenti agli ospiti, compresi i frutticoltori della media-bassa valle che volentieri le frequentano».

Questa consapevolezza si espresse allora con la raccolta fiume di 2.890 firme in una petizione che venne presentata alle amministrazioni comunali, Comunità di Valle e Provincia di Trento nel maggio del 2009. Da allora, attraverso un percorso impegnativo, ardito perché privo di precedenti, supportato dalla sensibilità di abitanti e ospiti, dalla consapevolezza e dal senso di responsabilità degli amministratori, dalla collaborazione del mondo contadino consapevole, iniziò un percorso di regolamentazione urbanistica che sostenne le agricolture zootecniche e le agricolture di montagna propriamente dette, “regolamentando” per evitare pesanti cambiamenti paesaggistici e ambientali. «Ora siamo soddisfatti di questo risultato» – afferma Pezzini.

Ma non è finita qui: molta soddisfazione è venuta dall’interazione con altre realtà che hanno dimostrato le stesse sensibilità nei confronti dei propri territori: parliamo del Comitato per il diritto alla salute in Val di Non, del Regolamento dell’agricoltura di Malosco, dell’iniziativa “Convivere Rumo” con quell’amministrazione comunale. Pezzini ricorda anche i contatti con Malles Venosta, divenuta simbolo della lotta ai pesticidi di sintesi a livello nazionale e oltre, della lotta ai pesticidi della zona del Bellunese, del forum nazionale “Salviamo il Paesaggio-difendiamo i territori…” ecc.

Nella prima petizione promossa da Alta Val di Non – Futuro Sostenibile si parlava di “Parco naturale agricolo”, il principio rimane lo stesso anche se oggi si parla di “Distretto Biologico”. «Parlare di biologico 10 anni fa sembrava follia; il tempo e i ragionamenti, il lavoro di contadini allevatori e coltivatori di orti e frutti, “temerari” ma realisticamente convinti, l’attenzione sempre crescente dei consumatori verso prodotti biologici e biodinamici e la sostenibilità economica di queste colture, la crescente predisposizione agli acquisti di alimenti prodotti a “filiera corta” o di “prossimità” o “chilometro zero” come dir si voglia, ci stanno dirigendo verso una possibile realtà biologica, che valorizzi e premi ulteriormente un percorso virtuoso ormai decennale» - afferma Pezzini. E conclude: «In tutto questo percorso le praterie dell’Alta Val di Non assunsero la denominazione di Pradiei, dal nome della campagna fra Fondo e Sarnonico, che venne esteso per praticità e simpatia a tutta l’Alta Val di Non. Il migliore augurio a tutti coloro i quali hanno lavorato e lavorano per i Pradiei dell’Alta Val di Non e a chi le gode e potrà sempre goderne!»















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