il caso

Mercato di tamponi falsi in Trentino, a giudizio 92 persone

Sarebbero stati effettuati 33.000 tamponi in due mesi. In cinque chiamati a rispondere per associazione a delinquere (in foto l'infermiere Gabriele Macinati)



TRENTO. Il gip del Tribunale di Trento, Gianmarco Giua, ha accolto la richiesta di rinvio a giudizio avanzata dal procuratore Davide Ognibene per l'infermiere di 46 anni Gabriele Macinati, la moglie Debora Angeli e tre suoi collaboratori per associazione a delinquere finalizzata alla corruzione e accesso abusivo al sistema informatico.

Secondo l'accusa, l'infermiere sarebbe stato pagato per inserire "nella piattaforma nazionale Dgc i relativi esiti dei tamponi nasali rapidi con risultato positivo al fine di ricevere la certificazione verde al termine del prescritto periodo di isolamento sanitario".

Assieme ai cinque, sono stati rinviati a giudizio anche 87 clienti, accusati a vario titolo dei reati di corruzione, falso e concorso in accesso abusivo a sistema informatico, che avrebbero pagato l'infermiere fino a 250 euro per ottenere il Green pass. Tra questi figurano impiegati, professionisti ed esponenti delle forze dell'ordine. L'indagine sui tamponi falsi è partita nell'autunno del 2021.

Dagli accertamenti è emerso che, in soli due mesi, nei due ambulatori gestiti da Macinati, a Pergine Valsguana e Trento, sarebbero stati effettuati 33.000 tamponi, con una media di 600 tamponi al mese. L'udienza preliminare è fissata nel maggio del 2023.













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