Giovani protagonisti

Marco Pangrazzi e la sua scelta: «Fare il malgaro è uno stile di vita, a me piace così»

Dopo un diploma di perito informatico il cambio di vita. Si è trasferito in Svizzera per fare l’allevatore e il malgaro. Ma il richiamo di casa l’ha portato nuovamente in Val di Rabbi, dove ora gestisce malga “Polinar” 


Carlo Bridi


Pracorno di Rabbi. La storia che andiamo a raccontare oggi è una storia particolare, quella di un giovane che pur con il diploma di perito informatico in tasca ha da sempre una sola passione quella dell’allevatore, e particolarmente del malgaro. Per svolgere questa sua attività per alcuni anni è emigrato in Svizzera, in diversi Cantoni, l’estate lo passava sempre in malga e il resto dell’anno in stalla. Parliamo di Marco Pangrazzi, 33 anni della Val di Rabbi. Ebbene dopo alcuni anni in Svizzera, il richiamo della terra natia era talmente forte che ha lasciato un’attività molto redditizia per tornare nella sua valle. L’occasione gliela ha offerta il sindaco di Caldes che lo ha invitato in valle a gestire la malga “Polinar”, un nome che in dialetto richiama al pollaio, ma attenzione: non al pollaio di galline ma del gallo cedrone perché la zona è molto ricca di questo superbo uccello.

Il rientro in Valle è avvenuto nell’inverno tra il 2020 e il 2021. La malga che gestisce si trova a 1765 metri s.l.m. ed ha una superficie di 45 ettari di pascoli. Viene caricata in parte con capre e in parte con vacche in lattazione, in quanto le due razze di animali non sono concorrenti sul pascolo ma ciascuna mangia erbe diverse «e le capre tengono pulito il pascolo!» precisa Pangrazzi.

La malga è raggiungibile anche con la macchina dalla valle ci sono circa sei km di strada sterrata, ma alla base c’è un bel parcheggio e quindi i turisti sono invitati a salire a piedi, trattandosi poi di strada forestale, si accede solo con il permesso che concede Pangrazzi.

«Il posto è incantevole e durante il mese di agosto la presenza di turisti è numerosa. Per questo ho una collaboratrice, Cristina, che gestisce l’agriturismo. – racconta il giovane - Si tratta di un locale dove vengono proposti i nostri piatti tipici puntando molto sui formaggi che già dai primi di giugno, quando portiamo le vacche e le capre in malga, produciamo».

«Lo scorso anno – precisa Marco - ho prodotto 2400 kg di formaggi dal Casolet al nostrano che porto anche alla stagionatura fino ad oltre un anno. La maggior parte di formaggio è quello a “pasta filata”, poi un tipo di friulano, yogurt, e 150 kg di burro. In larga parte i prodotti vengono venduti freschi a km zero direttamente in malga. Parte viene stagionato e parte affinato con una procedura particolare. Con il poco latte di capra produciamo un formaggio di tipo Robiola con una resa molto interessante, siamo nell’ordine del 25%».

L’organizzazione della malga

La stalla nella quale vengono ricoverati i capi di bestiame è divisa in due: una parte c’è la parte per le vacche e dall’altra quella per le capre. La malga ristrutturata da pochi anni è dotata di un impianto di mungitura meccanica ed il latte tramite tubature va direttamente al caseificio dove Pangrazzi lo lavora giornalmente.

L’agriturismo è dotato di cucina, di una sala di 20 posti a sedere più 40 esterni che nella bella stagione vengono sfruttati molto bene. Le vacche stanno in malga 100 giorni mentre le capre 50 giorni in più. Poco distante c’è un bivacco, anch’esso gestito da Marco, dotato di doccia e 19 letti a castello. «Il nostro obiettivo è quello di valorizzarlo in modo che il turista non faccia una toccata e fuga proprio nelle ore nelle quali le vacche sono al pascolo, ma si fermi alla sera per la mungitura e poi si alzi al mattino all’alba per seguire tutti i lavori anche di caseificazione. – spiega il malgaro – Per questi turisti facciamo un prezzo speciale anche al nostro ristorante».

Lo abbiamo incontrato a Trento in occasione della mostra mercato dell’agricoltura dove era presente con i suoi formaggi, ma anche con un’azione di promozione delle attività in malga.

In questo periodo Marco sta ristrutturando un maso in Val di Rabbi, che comprende stalla, cantina molto grande, ma anche un appartamento. «Lo faccio con i soldi che ho risparmiato in Svizzera - precisa - Ma in prospettiva non escludo la possibilità di tornare lì dove tutti gli anni mi chiamano per andare in malga».

Il malgaro-casaro ha ancora molti sogni nel cassetto, il primo è quello di finire la ristrutturazione del maso, dotato di un piccolo caseificio dove lavorare il latte delle sue vacche e delle capre. «L’esperienza mi insegna che intorno a questo lavoro c’è ancora molta curiosità, poi mi dico sempre che ogni esperienza porta ad una grande crescita» racconta sorridendo.

Alla domanda se è pentito della scelta, risponde: «No, quella del malgaro è sempre stata una scelta di vita. Anche la mia compagna che vive in Val d’Aosta vive così. Sono innamorato dell’ambiente che ci circonda, la montagna, comprese le arrampicate, sono il mio hobby per dodici mesi all’anno».













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