Il santuario segnato da guerre e furti

Vezzano. Nel santuario di San Valentino in Agro, a sud del paese, ha preso il via il 13 aprile la manifestazione “Mesi di musica. La primavera di Vallelaghi”, con il concerto di pregevole livello...



Vezzano. Nel santuario di San Valentino in Agro, a sud del paese, ha preso il via il 13 aprile la manifestazione “Mesi di musica. La primavera di Vallelaghi”, con il concerto di pregevole livello della Corale Sant’Elena di Cadine, diretta dalla maestra Antonella Dalbosco. In questo pomeriggio di musica, storia e ricordi è stata presentata la ristampa del libretto “Il santuario di San Valentino in Agro”, curato, nel 2002, dalla compianta Valentina Grazioli Garbari, integrato da una nota archeologica della dottoressa Nicoletta Pisu (Ufficio beni archeologici della Provincia), pubblicato dall’assessorato alla cultura del Comune di Vallelaghi.

Diomira Grazioli ha tracciato la storia del santuario: il roseto fiorito, il 14 febbraio di un anno non precisato, lo scavo accanto alla pianta fiorita in pieno inverno, con la scoperta delle reliquie di san Valentino, protette da una tegola, e del vasetto contenente le ceneri di san Parentino, il voto a san Valentino del 14 febbraio 1944. Il voto chiedeva “la grazia di poter rimanere illesi nelle proprie case, immuni da evacuazioni, da bombardamenti e da altri mali che potrebbero venire per cause di guerra, inoltre impetra la protezione sui soldati e lavoratori lontani, impegnandosi a rinnovare il voto la prima domenica di settembre per molte generazioni ogni anno”.

Grazioli ha evidenziato i furti subiti dal santuario: statue ed ex voto, di questi sono esposte le foto sulle pareti della chiesa. Particolarmente toccanti sono stati i ricordi di Diomira, allora una bambina: “Il rombo degli aerei e dei cannoni che si sentivano anche a Vezzano: gli alleati erano tra Dro e Pietramurata, la contraerea tedesca era piazzata proprio nel paese di Vezzano e nei suoi dintorni, il sibilante suono dell’allarme, la paura della gente che, spaventata, si metteva a pregare”.

L’archeologa Nicoletta Pisu ha affermato che il santuario si trova nella zona dell’antico “fundus Vettianus”, che il sito è di grande interesse storico, come l’adiacente area del “doss Castin”. Le indagini archeologiche del 2012 hanno messo in luce poche tracce di frequentazione romana: reperti frammentati in ceramica e una moneta di Costantino. Sopra i livelli romani sono stati rinvenuti resti di muratura di notevole spessore (un metro circa), che formano un ambiente rettangolare con piani in battuto di malta e non sono un edificio sacro. «È molto difficile capire - ha rimarcato Pisu - la datazione dell’edificio quadrangolare, che potrebbe essere collegato con l’antico “castrum Vitianum”, ma ciò richiede ulteriori approfondite indagini». E.Z.













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