Il castello di San Gottardo  bene “pubblico” per trent’anni 

L’accordo. Sottoscritto da Carla de Firmian, una degli eredi, e il Comune di Mezzocorona, permette a quest’ultimo di restaurarlo. Però in corso c’è la battaglia legale per la proprietà


DANIELE ERLER


Mezzocorona. «Sì, rimane un sogno. Ma credo che in questi anni abbiamo dimostrato che i sogni si possono realizzare». Il sindaco di Mezzocorona, Mattia Hauser, parla del castello di San Gottardo. Alle spalle non c’è solo una storia che si perde nei secoli. Ci sono quasi vent’anni di lavoro per riuscire, un giorno, a rendere il castello finalmente visitabile. La questione non è semplice: innanzitutto perché la proprietà non è pubblica, ma appartiene a privati, alle prese fra l’altro con una battaglia legale su questioni che hanno a che fare con l’eredità. Ma ora il sindaco ha voluto rendere pubblico un passaggio decisivo: un accordo firmato con Carla de Firmian, una delle eredi. «Ne avremo il comodato d’uso gratuito per trent’anni. Potremo disporre del bene, potremo metterlo in sicurezza e sistemare il sentiero». Insomma, inseguire un sogno che unisce generazioni di cittadini a Mezzocorona.

Tutto questo rimane ovviamente legato alla questione giudiziaria, visto che è ancora pendente in Tribunale il giudizio d’appello. Coronavirus permettendo, la sentenza potrebbe arrivare entro qualche mese. «Ma fino ad oggi tutti i ricorsi hanno sempre dato alla stessa parte la proprietà del castello di San Gottardo, ed è la parte con cui abbiamo sottoscritto l’accordo – spiega il sindaco –. Quindi, la questione giudiziaria crediamo che non metta in dubbio a chi rimarrà il castello». La possibilità di averlo in comodato d’uso permetterà innanzitutto di fare i lavori di restauro. «Noi vogliamo che il castello possa arrivare intatto alle generazioni future: sarebbe un lavoro importante». Intervenire prima non era possibile, ovviamente, visto che la proprietà era privata. In questi anni si sono fatti vari tentativi, anche in concerto con la Provincia. A un certo punto si era valutato anche il possibile esproprio. «Ci sono stati fiumi di chiacchiere e fiumi di carte scritte, fino a questo accordo che abbiamo raggiunto».

E poi rimane appunto il sogno. Quello che un giorno si potrà accedere al castello per visitarlo. Recentemente se ne è parlato anche in consiglio provinciale. A questa questione si aggiunge un’altra complicanza: perché dal punto di vista geologico siamo in una zona rossa e servirebbero dei lavori importanti per mettere in sicurezza i sentieri d’accesso. Ma in fondo stiamo parlando di uno dei castelli medievali più suggestivi del Trentino, lì dove un giorno si pensava vivesse il basilisco. È fra i pochi in provincia costruiti all’interno di una grotta. Anzi, in origine si chiamava Corona di Mezzo: nome che poi sarà ereditato dal paese che sta sotto.

Anche da questo si capisce questo legame così stretto, sviluppato nell’intreccio fra presente e passato.

Tanto che in questi giorni c’è chi avrebbe voluto fare uno strappo alle regole e andare a visitarlo: «Ma al momento non è possibile, intanto continuiamo ad ammirarlo da lontano», ribadisce il sindaco.













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