Dal fallimento al sereno: la storia della Dea Flavor 

Buone notizie. La ditta di Lavis che produce liquidi per sigarette elettroniche si è rimessa in piedi dopo la sanatoria del governo Conte. I titolari Campestrini: «Ora valutiamo l’espansione»


DANIELE ERLER


LAVIS. Si è sgretolato il grosso macigno che pendeva sul futuro della Dea Flavor, la ditta che dal 2012 produce liquidi per sigarette elettroniche e che ha la sua sede a Lavis, in zona industriale.

Se fino a qualche mese fa si parlava di un rischio concreto di fallimento, ora l’azienda non solo si è ripresa, ma ha anche ri-assunto tutti i dipendenti – una decina – che erano stati licenziati lo scorso anno, nella fase peggiore della crisi. Altri quattro nuovi lavoratori, già individuati, saranno assunti nei prossimi mesi. Secondo Daniele Campestrini, uno dei due titolari dell’azienda, in questi primi mesi dell’anno è raddoppiata la domanda. E così anche la produzione e il fatturato che si assestano – secondo le prime stime – a un più 40% rispetto al periodo pre-crisi. Matteo Campestrini, fratello di Daniele e direttore della Dea Flavor, dice che «l’azienda è tornata ad avere fiducia per il futuro. Era ormai troppo tempo che viaggiavamo con il freno tirato: ora possiamo pensare alla crescita».

La sanatoria

Per capire cos’è cambiato, bisogna tornare indietro a quel macigno. La Dea Flavor si era trovata all’improvviso con un debito di 33 milioni di euro da versare all’Agenzia delle dogane e dei Monopoli. La cifra era stata calcolata sulla base di una nuova imposta di consumo, ma si riferiva al pregresso degli ultimi tre anni.

I problemi erano in sostanza due. Il primo: la cifra era spropositata rispetto a qualsiasi imposta applicata all’estero. Il secondo: parliamo di soldi che l’azienda non aveva mai raccolto. Perché, prima del 2018, i liquidi per le sigarette elettroniche erano venduti senza tenere conto della nuova tassazione. La scorsa estate, i due titolari Daniele Campestrini e Andrea Giovannini avevano spiegato al Trentino che il debito avrebbe portato al fallimento della Dea Flavor: «Possiamo sopravvivere solo qualche mese», avevano detto. Poi cos’è successo? «Il nuovo governo è intervenuto e ha previsto nella legge di bilancio la possibilità di aderire a una risoluzione agevolata della controversia – spiega Daniele Campestrini –. Tecnicamente non è una sanatoria, ma l’effetto è quello: dovremo versare solo il 5% dei 33 milioni. Sono poco più di un milione e mezzo che abbiamo già accantonato e che restituiremo a rate». Il macigno in questo modo si è sgretolato.

Nuove prospettive

Anche l’imposta di consumo è stata ricalcolata, in modo differenziato per i liquidi che contengono nicotina e quelli senza. Un cambiamento che poi si riflette anche sui consumatori. Negli scorsi mesi, i liquidi pre-miscelati per sigarette elettroniche hanno toccato la cifra record dei 10 euro. Ora invece si è tornati ai sei euro: praticamente lo stesso costo del periodo precedente all’introduzione dell’imposta. I clienti sono tornati e quindi anche i guadagni e le prospettive di crescita. Così i titolari della Dea Flavor hanno potuto riassumere tutti i dipendenti che erano stati licenziati la scorsa estate, nel momento peggiore della crisi. E selezionare quattro nuove figure: un responsabile della qualità, un direttore commerciale per l’estero e due responsabili per il customer care. Perché, ora che le cose si sono sistemate, si pensa all’espansione. «Abbiamo già pronta una nuova linea di prodotti che ci permetterà di sbarcare su mercati che per noi sono nuovi: nei paesi arabi e in Russia», dice Daniele Campestrini. «Per allargarci ulteriormente stiamo valutando la possibilità di acquistare un nuovo capannone», aggiunge Matteo Campestrini. Prospettive totalmente diverse rispetto a qualche mese fa, quando la Dea Flavor era davvero a un passo dal baratro.

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