LAVORO

"Il magazzino Metro di Bolzano verso la chiusura: a rischio 64 lavoratori"

Le categorie del commercio di Cgil/Agb e Uil/Sgk si dicono preoccupate per il futuro dei 64 lavoratori attualmente impiegati a Bolzano e parlano di un atteggiamento di chiusura da parte dell’azienda



BOLZANO. Metro non ha confermato alle organizzazioni sindacali la sua permanenza sul territorio altoatesino. 

Come spiegano i sindacati, nel corso dell’estate erano state effettuate dichiarazioni in merito a un possibile ridimensionamento della struttura, con il mantenimento solo del reparto food. Nei giorni scorsi la situazione è apparsa ancora più grave: “L’assenza di risposte sul rinnovo del contratto di affitto del magazzino – spiegano le categorie in una nota congiunta -, in scadenza nel mese di giugno 2019, lascia ipotizzare che la trattativa non stia andando a buon fine e che Metro Italia potrebbe abbandonare il mercato bolzanino”.

Le parti sociali rivendicano il diritto di conoscere il destino del personale impiegato e la salvaguardia del loro posto di lavoro.

Solo il mese scorso, lamentano inoltre i sindacati, Metro Italia ha presentato delle proposte di rinnovo contrattuale "irricevibili", con riduzione del premio di produzione, aumento del numero di domeniche lavorative, riduzione della percentuale di pagamento del lavoro domenicale, aumento delle ore lavorative contrattualmente e individualmente previste con mantenimento dell'attuale retribuzione, reintroduzione degli orari spezzati e di carichi lavorativi più importanti durante le giornate domenicali con incidenza profondamente negativa sulla qualità di vita dei lavoratori. “Ad oggi, - ribadiscono - solo il grande senso di responsabilità del sindacato, ha evitato la rottura del tavolo di contrattazione”.

Le categorie del commercio di Cgil/Agb e Uil/Sgk annunciano infine che, "se l'azienda dovesse continuare nel suo percorso di omissione delle informazioni e di indisponibilità ad accogliere le istanze sindacali, sarà inevitabile l'evoluzione dello stato di agitazione, anche attraverso azioni di mobilitazione più stringenti".













Scuola & Ricerca

In primo piano