La Provincia giudice nel “caso I-Javrè” 

L’incontro in “Casa dei Gùste” con la Soprintendenza non ha chiuso il caso sulla corretta scrittura del nome del paese 


di Walter Facchinelli


JAVRÈ. Per usare la metafora calcistica, l’incontro su «Come si scrive Javrè? Con la “I” o con la “J”?» è terminato 1 a 1. Sarà la giunta provinciale, arbitro del caso a decidere «se appoggiarsi a un parere tecnico o al sentire della Comunità di Javrè». In “Casa dai Gùste” mercoledì sera erano presenti trentun persone, ventidue di Javrè portavoce dei 322 abitanti della frazione. Il Comune Porte di Rendena era rappresentato dal sindaco Enrico Pellegrini, dall’assessore di Javrè Federico Dalla Valle e alcuni amministratori. Per la Soprintendenza provinciale per i Beni Culturali c’erano il dirigente Franco Marzatico, il direttore dell’ufficio Beni Archivistici e Librari Armando Tomasi, Lydia Flöss del “Dizionario toponomastico trentino” e Ilaria Adami della Commissione provinciale per la toponomastica.

Federico Dalla Valle ha mostrato molti documenti storici a sostegno della scritta “Javrè”, segno non solo grafico, ma di appartenenza di una Comunità con una storia e caratteristiche forti tali da creare identità, senso di appartenenza e idealità.

A sostegno della “I” il giudizio tecnico finale della “Commissione toponomastica” del 22 novembre 2017 «a maggioranza dei presenti esprime parere favorevole alle denominazioni proposte dal Comune per le frazioni, ad eccezione della grafia del nome di Javrè per il quale viene prescritta la modifica della “J” in “I”».

Il dirigente Franco Marzatico ha detto: «Siamo qui per spiegarvi le ragioni della nostra decisione, legata ad anni di codificazioni per identificare e tramandare i nomi e la pronuncia dei luoghi, patrimonio immateriale che tutti vogliamo conservare.» Ha aggiunto: «Voi siete un caso interessante, perché nel tempo le grafie “J” e “I” sono oscillanti. I presupposti statutari e normativi dal 1993 ci obbligano a catalogare il patrimonio storico, artistico, popolare trentino con criteri di scrittura approvati, nei quali la “J” non c’è, rigorosamente “J” si scrive “I”».

Armando Tomasi citando molti studiosi ha detto «l’attestazione grafica di Javrè è altalenante. La logica della grafia di un suono risponde alla necessità di normalizzare i nomi per disambiguarli rispetto a eventuali equivoci di pronuncia, a favore dell’autenticità del toponimo. Scientificamente e universalmente è riconosciuto che il suono “j” è “i”».

Lydia Flöss ha aggiunto «quello che importa è conservare il nome in forma di suono, se ci tenete al nome della vostra frazione usate la “I”, eviterete che venga pronunciato in modo sbagliato».

Marco Valentini, interpretando il malumore di alcuni presenti a sostegno della “J” ha detto «in questa serata ci è stato imposto un metodo di scrittura, che non condivido». Marzatico ha ribadito alla sparuta platea che «sarà la Giunta provinciale a valutare se adottare il criterio scientifico “Iavrè” o il sentire popolare “Javrè”».

Enrico Pellegrini ha concluso «nessuno doveva convincere nessuno a cambiare parere, però non sappiamo come la pensa la Comunità di Javrè. È importante sapere se vuole “J” o “I”».

Qualcuno fra i presenti ha invocato il referendum, anche se non tutti erano d’accordo. Rodolfo Alberti ha chiosato: «Si deve valorizzare la qualità del lavoro tecnico svolto dalla Soprintendenza, allo stesso tempo l’Amministrazione comunale, che rappresenta la Comunità di Javrè, può deliberare la modalità di scrittura del nome della frazione e aprire un confronto politico con la Giunta provinciale».

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